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Mercato italiano
Cardinali (Unrae): "Nessun effetto incentivi sul mercato"

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Il mercato dell’auto continua a crescere e secondo Andrea Cardinali sulle immatricolazioni non influiscono gli incentivi. Né quelli “vecchi” - esauriti il 5 febbraio sulla fascia 61-135 g/km, equivalente a 60 mila contratti - né quelli che arriveranno. Che pure daranno una scossa alla domanda di vetture elettriche. Il direttore generale dell’Unrae, invece, plaude all’apertura del governo agli investimenti esteri in Italia, “un’inversione a U rispetto a decenni di scoraggiamento, cioè di protezionismo de facto, nel settore automotive”. Ma avverte: “Mi auguro solo che queste indiscrezioni non servano a fare pressione su Stellantis nella famosa trattativa per produrre un milione di veicoli in Italia. Un simile spauracchio non avrebbe molto senso”.

Febbraio si è chiuso con il diciannovesimo incremento consecutivo rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Quanto hanno pesato gli incentivi? Sia i “vecchi” 120 milioni, equivalenti a 60 mila contratti, finiti il 5 febbraio, sia quelli annunciati prima di Natale e, incredibilmente, non più pervenuti…

Premesso che a febbraio il calo rispetto all’ultimo anno prepandemia è ancora di 17 punti, il mercato non è fatto solo di auto incentivate. E poi non c’è quasi mai una relazione diretta, nel singolo mese, tra ordini e targhe. Certo, nel passaggio dal vecchio al nuovo schema c’è una porzione del mercato – quella fino a 60 g/km, ossia vetture elettriche e plug-in - che sarà molto premiata, e che, quindi, finora è stata penalizzata dagli annunci, ma il peso di queste vetture non sposta, in ogni caso, la dinamica complessiva del mercato. Addirittura, nella fascia 61-135 g/km c’è una situazione, l’acquisto a fronte di una rottamazione di Euro 4, che sarà penalizzata rispetto al vecchio schema. No, non credo che l’effetto-attesa generato dalla maggiore appetibilità dei nuovi contributi annunciati per le vetture fino a 60 g/km incida sul mercato nel suo insieme. E non credo nemmeno che sui volumi di febbraio abbiano influito più di tanto i 60 mila contratti stipulati fino al 5 febbraio con i vecchi incentivi. E, comunque, non dimentichiamo che i contributi dello Stato non sono stati istituiti per far crescere il mercato, bensì per orientare le scelte dei consumatori verso motorizzazioni meno emissive e inquinanti.

Sono passati più di 70 giorni dall’annuncio del ministro delle Imprese Adolfo Urso - e un mese dalla solenne presentazione pubblica - e della riforma degli incentivi si sono perse le tracce. Lo schema annunciato potrebbe cambiare?

Il testo esiste, ma non è dato visionarlo. Pare che stia rimbalzando fra i tre ministeri interessati. Non credo che cambierà nella sostanza, pare che si tratti di dettagli. Ma è improbabile, a questo punto, che il decreto possa essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale prima di aprile, considerando il necessario passaggio alla Corte dei Conti. Poi resta l’incognita sull’attivazione della piattaforma informatica. Se l’apertura delle prenotazioni dovesse tardare oltremisura rispetto all’entrata in vigore della norma, si rischierebbe un click-day per l’inserimento degli ordini già raccolti.

Torniamo al mercato. Anche a febbraio il noleggio a lungo termine arretra. Che cosa sta accadendo all’Nlt?

Se il trend dovesse continuare bisognerebbe rivedere le considerazioni che abbiamo fatto negli ultimi anni su questa formula di acquisizione. Un anno fa sembrava strutturale una quota Nlt pari a un quarto del mercato, adesso siamo tornati a un quinto. Difficile dire cosa stia succedendo senza analizzare a fondo i dati. Si potrebbe immaginare uno spostamento delle modalità di approvvigionamento del rent a car dal noleggio, il cosiddetto rent to rent, ad altre formule. Non ho alcun indizio per affermarlo, è solo un'ipotesi. Altrimenti, ripeto, dovremmo approfondire bene i dettagli, per comprendere questo indebolimento del noleggio a lungo dopo anni di crescita continua.

Sul fronte industriale, come giudica l’atteggiamento del governo, così platealmente orientato, da qualche tempo, a incoraggiare investimenti esteri?

Se fosse vero sarebbe un’inversione a U rispetto a decenni di scoraggiamento, cioè di protezionismo de facto, nel settore automotive. Sarebbe finalmente il segnale di una politica economica coerente e lungimirante, ancorché tardiva. Trovo curioso, però, che si rivelino i nomi delle controparti in trattativa: in genere tutto resta confinato nelle segrete stanze. Mi auguro solo che queste indiscrezioni non servano a fare pressione su Stellantis nella famosa trattativa per produrre un milione di veicoli in Italia. Un simile spauracchio non avrebbe molto senso. Se, invece, le trattative sono reali, nutro qualche perplessità sulle prospettive concrete che il governo è in grado di offrire. Le multinazionali allocano i propri investimenti soppesando ogni aspetto di un sistema-Paese: dal costo dell’energia alla logistica, dalla burocrazia al carico fiscale, dal costo del lavoro alla certezza del diritto, sino alla stabilità del quadro normativo. I nostri punti di forza sono altri, come la manodopera qualificata, il know how specialistico, la formazione accademica. L’Unrae resta comunque a disposizione per facilitare ogni interlocuzione con gli headquarters delle proprie associate. 

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