Tutte annullate in autotutela le famigerate 60 mila multe dell’autovelox killer di Cadoneghe, in provincia di Padova, sulla Strada regionale 307 del Santo, al centro di un caso clamoroso su cui Quattroruote ha indagato. L’annuncio è arrivato dal sindaco Marco Schiesaro, sulla scorta del parere reso dall'avvocato Antonio Greco. Per ricorso in autotutela si intende l’istanza che il cittadino può sottoporre alla pubblica amministrazione, affinché questa, "nel proprio interesse", revochi un atto affetto da vizi rilevanti ed evidenti. Obiettivo: evitare un giudizio che la vedrebbe soccombente.
Tre situazioni. Gli automobilisti contestavano anche una segnaletica inadeguata, sia per il preavviso della presenza dei rilevatori, sia per il nuovo limite di velocità di 50 km/h: una "trappola" per fare cassa e non un dispositivo per la sicurezza. Tre sono le situazioni in cui scatterà la cancellazione dei verbali. La prima: le sanzioni per le quali non sono scaduti i termini per ricorrere (60 giorni dalla notifica della contravvenzione a casa). La seconda: le ammende per le quali sono già state ricevute le istanze di annullamento in autotutela. La terza: per quelle per le quali l’istanza non è stata presentata e lo sarà nei prossimi giorni. Alla base l’accusa dell’avvocato Greco, che ha evidenziato la responsabilità dell’allora capo della Polizia Locale, definendo l’installazione degli autovelox "un abuso di potere". Da capire anche come faranno gli automobilisti che hanno già pagato a chiedere e a ottenere il rimborso.
Quale procedura. Da mercoledì 29 novembre, i cittadini potranno rivolgersi al Comando della Polizia Locale: qui, riceveranno il modulo di domanda di annullamento in autotutela (scaricabile anche dal sito del Comune). Di questo sarà informata la competente procura della Corte dei Conti "perché possa rivalersi, insieme al Comune, su chi ha provocato questo danno". Cioè su chi? Lo spiega il sindaco: "A mano a mano che la situazione evolveva, si è fatta largo la convinzione che dei funzionari non avessero fatto adeguatamente il proprio lavoro. Ed è stato a quel punto che sono andato personalmente dai Carabinieri rappresentando ciò che solo in quel momento avevo saputo e scoperto". La denuncia ha dato le mosse per l’avvio dell’indagine della procura, tuttora in corso. Seguirà un procedimento interno: "Mi sono anche trovato nella situazione paradossale in cui i funzionari dell’ufficio a cui chiedevo informazioni e documenti, o non me li hanno forniti, o hanno in realtà messo in atto comportamenti devianti, alimentando la sfiducia dei cittadini verso il sindaco e l’istituzione", ha aggiunto il primo cittadino.
Automobilisti esasperati. Dopo aver mietuto un numero esorbitante di "vittime", in agosto il velox di Cadoneghe è stato fatto esplodere: atto da condannare, trattandosi fra l’altro di distruzione di un bene pubblico. Ma perché un autovelox gestito da un Comune su una strada regionale? Perché per legge questo è ammesso. Dal 2010, si attende un decreto attuativo che stabilisca come i Comuni debbano spartire i proventi di autovelox gestiti su strade di proprietà di Province, Regioni e Stato: dopo anni di attesa, non c’è traccia del regolamento che deve pure definire le modalità di collocazione e uso dei dispositivi di controllo. Segno di quanto pesante sia il business delle multe che ruota attorno agli autovelox comunali.
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