Dopo innumerevoli respingimenti e rinvii, ha avuto un percorso quasi privo di ostacoli l’emendamento al decreto Bollette, approvato il 10 aprile dalla commissione Attività produttive della Camera, che permette agli assegnatari di auto aziendali in benefit e alle rispettive imprese, che abbiano proceduto all’assegnazione delle vetture entro il 31 dicembre 2024, di applicare le regole di tassazione precedenti a quelle contenute nella riforma dei benefit introdotta dalla legge di Bilancio 2025. In pratica, alle auto oggetto di atti di cessione in uso promiscuo, come lettere o contratti di assegnazione, stipulati a tutto il 2024, vengono applicati i chilometraggi e i coefficienti di calcolo dei fringe benefit in vigore fino a 31 dicembre scorso, basati su fasce di emissioni, che attribuivano un certo vantaggio alle vetture elettrificate, come quelle esclusivamente a corrente e le ibride full o plug-in. Con la riforma introdotta dall’inizio di quest’anno, le classi sono basate sul tipo di alimentazione, e gli oneri inferiori sono per le elettriche pure e le Phev, mentre le full – particolarmente apprezzate dai clienti aziendali – sono parificate alle altre termiche. L’emendamento approvato concede una clausola di salvaguardia anche per i veicoli che le aziende hanno ordinato entro il 31 dicembre 2024 e sono stati – o saranno - assegnati entro il 30 giugno 2025. Restano escluse dall’emendamento le auto acquistate nel 2024 ma che saranno assegnate dal primo luglio prossimo, e permangono, secondo diversi esperti, zone di applicazione delle nuove disposizioni non ancora coperte, come per esempio l’eventualità di vetture immatricolate entro il 2024 ma riassegnate nel corso del 2025 a un lavoratore diverso dal primo. Casi che dovranno essere chiariti da successive circolari esplicative.
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