La Mercury, fondata nel 1994, è stata una delle prime società a offrire servizi di noleggio a lungo termine in Italia, proponendo servizi dedicati come la consegna del veicolo a domicilio o vetture sostitutive di pari livello di quelle noleggiate. Mercury dispone di quattro sedi, a Milano, Brescia, Verona e Vicenza. Ecco la nostra intervista all’amministratore delegato Italo Folonari.
Dalle scelte dei vostri clienti, quali tendenze sono maggiormente emerse nel 2016?
Nel corso dell’anno si sono rafforzati quei segnali che avevamo già intravisto negli esercizi precedenti. La domanda è crescente e nuovi interlocutori si approcciano al noleggio (a volte caricati di eccessive o erronee aspettative, alimentate da pubblicità imprecisa o ingannevole: ci sono privati che credono di noleggiare marchi premium a poche centinaia di euro al mese). Spesso, la decisione è continuamente rimandata, ma quando viene presa vuole essere soddisfatta in tempi brevissimi, con grande attenzione ai costi (con conseguente downsizing e allungamento della durata dei contratti).
Quali prospettive intravedete per il 2017?
Il consolidamento del trend. Personalmente preferisco una domande in costante crescita, seppur labile, a fiammate temporanee.
Che impatto ha avuto sul noleggio a lungo termine il superammortamento?
Purtroppo l’effetto fiscale è a beneficio delle società di noleggio e non dei loro clienti. Seppur l’effetto economico sia ridotto, Mercury, come molte altre, sconta comunque l’effetto sui canoni dei clienti; l’effetto piscologico è stato invece molto alto. La leva fiscale, esaltata dai commercialisti, condiziona molto la scelta delle partite Iva e delle Pmi. È un peccato che l’auto aziendale in Italia abbia una penetrazione inferiore ad altri Paesi europei a causa del tax divide. L’auto aziendale garantisce sicurezza e minor inquinamento, perché i veicoli non sono mai troppo vecchi e tenuti meglio di quelli dei privati; il noleggio, poi, favorisce l’emersione del “nero”. L’auto aziendale, che oggi vede nel noleggio il suo strumento preferito, andrebbe pertanto incentivata fiscalmente con deduzioni e detrazioni, che sarebbero compensate da maggiori entrate.
Quanto pesa sul vostro business la clientela small (partite Iva, Pmi, artigiani)?
Mercury nasce e si sviluppa con questo tipo di clientela. A noi piace parlare di piccole e medie flotte, anziché di Pmi. I nostri clienti sono quasi tutti dei capi azienda e devono essere trattati come tali, anche se fatturano pochi milioni di euro e hanno, magari, tre auto a noleggio. Mercury cerca di essere all’altezza delle loro pretese. Per rispondere alla domanda in termini numerici, Pmi, partite Iva e artigiani rappresentano più del 70% del nostro fatturato.
Proponete ai vostri clienti le scatole nere? E se sì, con quali risultati?
A oggi installiamo sui nostri veicoli dispositivi di diverse marche, alcuni dei quali possono essere definiti scatole nere. In realtà, non abbiamo ancora trovato quello che soddisfa le nostre esigenze: facile installazione che non intacchi le garanzie dei costruttori, diagnosi di tutte le marche in commercio, trasferimento semplice dei dati ed economicità dell’hardware, dell’installazione e della comunicazione.
Avete richieste di contratti a medio termine (fino a 24 mesi)?
Ne riceviamo molte, per soddisfare le quali abbiamo creato Zero, il noleggio di veicoli che hanno al massimo 12 mesi di età e 20.000 km di percorrenza, e Reload, di veicoli usati oltre tali limiti. Con questi prodotti, i contratti a medio termine hanno un canone meno caro, ma offrono veicoli di marche premium e con configurazioni personalizzate.
Che valutazione date dell’impatto sul settore del dieselgate, a un anno di distanza?
Registriamo una maggior difficoltà a vendere l’usato. Per il resto, è quasi inesistente. E.D.
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