Un servizio smart. In tutti i sensi. Perché Uber, importata a Milano dagli States ai primi di febbraio, è un'app che permette di attraversare la città su una lussuosa berlina a tariffe poco più alte di quelle praticate dai taxi. Il servizio, attivo da tre anni nelle grandi metropoli americane, fa tutto da solo: il centralino non esiste, l'automatismo è la regola. Tranne i driver (selezionati tra chi offre già servizi di noleggio con conducente) e i community manager, che gestiscono il feedback dei clienti.
Come funziona. Si scarica Uber, disponibile in versione Android o iPhone, ci si registra (la richiesta di memorizzazione della carta di credito è molto "americana" nella sua immediatezza, ma potrebbe scoraggiare qualcuno) e si attende l'occasione giusta: una riunione, una cena galante, un cliente di riguardo da rispedire in hotel. Oppure, per alcuni, un qualsiasi giorno di normale amministrazione. Aperta l'app, si inserisce il luogo di partenza posizionando il cursore sulla via desiderata. E si aspetta. Sulla carta, poco: a Milano, nei limiti della circonvallazione esterna, Uber parla di attese di circa cinque minuti. Nella nostra prova ne sono serviti otto, correttamente calcolati dal software, ma di domenica sera e con il servizio ancora in fase di rodaggio. Durante l'attesa l'app comunica auto, targa e autista, contattabile via SMS o telefono premendo un semplice tasto. Nel frattempo una mappa, integrata nell'app, mostra a che punto è lo "chauffeur". Poi si viene fatti salire su un'Audi A6 o A8, una Mercedes Classe E o S, una Bmw Serie 5 o 7: l'allestimento è da ammiraglia, i sedili rigorosamente in pelle. E basta allungare una mano per raggiungere una bottiglietta d'acqua, messa a disposizione senza sovrapprezzi.
I costi. Sembra un passaggio da vip, ma non è esattamente così. «Non c'è concorrenza coi taxi, abbiamo un target diverso», sottolinea l'azienda, che durante le recenti sfilate ha lavorato parecchio con gli operatori e il pubblico della moda. Ma basta fare due conti per scoprire che non si spende poi molto più del solito: in città, la tariffa base dichiarata è infatti di 5 euro, più 1,70 a chilometro sopra i 18 all'ora e 75 centesimi al minuto quando si rallenta. L'azienda fa anche alcuni esempi: il tragitto Navigli-Centrale può costare una trentina di euro, mentre per andare dal Duomo a San Siro si superano di poco i 40. Dalla Centrale alla stazione Garibaldi Quattroruote ha sfiorato i 10 euro, la spesa minima richiesta da Uber. Infine, gli aeroporti. Per Malpensa, la tariffa è di 90 euro tutto compreso, più 2 di parcheggio: due caffè in più rispetto ai 90 tondi fatti pagare dai taxi. Le ricevute, rigorosamente elettroniche, includono una cartina con il percorso effettuato, il costo, l'autista e ogni dato utile per ricostruire il viaggio dalla partenza all'arrivo. Per ora, il servizio è solo a Milano. Ma Roma potrebbe essere la prossima città ad accogliere le berlinone chic che si "ordinano" con lo smartphone.
Davide Comunello
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