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Suzuki Jimny
Su strada e in off-road con la Pro

Francesca Galbiati da Bardonecchia (TO), Francesca Galbiati
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Da 1.300 a 3.000 metri di altitudine. Dall’asfalto allo sterrato più impegnativo, fino a raggiungere la neve. Tutto con la nuova Suzuki Jimny, ora in versione autocarro e denominata Pro. Per mettere alla prova le doti fuoristradistiche della piccola 4x4 della Casa giapponese sono partita da Bardonecchia (TO) e sono arrivata al Colle del Sommeiller: 30 km nel cuore delle montagne piemontesi per capire se davvero può cavarsela in ogni situazione.

Cambio di categoria. E la risposta è sì. Anche se ora è stata inserita nella categoria N1, la Suzuki Jimny non cambia certo le sue caratteristiche, anzi. Telaio a longheroni, trazione integrale 4x4 Allgrip Pro con riduttore, sospensioni a ponte rigido e angoli caratteristici da vera fuoristrada non le fanno temere l'off-road. La differenza rispetto alla versione dedicata al trasporto passeggeri (categoria M1) la fanno gli interni: ora ci sono due soli posti a sedere e il vano di carico, rivestito di moquette e dotato di presa di ricarica, è più ampio. La casa dichiara una capacità di 363 litri, 33 in più rispetto a prima. In mezzo, la rete divisoria di protezione: comoda per fissare meglio il carico, un po’ meno se si pensa ai più alti, che hanno meno possibilità di regolazione del sedile e rischiano quindi di ritrovarsi a guidare con il volante un po’ troppo vicino. È il mio caso, ma questo non mi ha impedito di godere al meglio delle sue doti di arrampicatrice.

Doti da scalatrice. Con i suoi 360 cm di lunghezza, angoli caratteristici molto favorevoli (37° d’attacco, 49° d’uscita e 28° di dosso) e un’altezza da terra di 21 cm, la Jimny riesce a risalire la montagna senza battere ciglio. Il suo 1.5 benzina spinge bene e così percorriamo il tratto che divide Bardonecchia dal rifugio Scarfiotti, asfalto prima e sterrato sempre più impegnativo poi, sfruttando la sola trazione posteriore. Solo per gli ultimi chilometri, nei quali abbiamo inaspettatamente trovato la neve, inseriamo la trazione integrale con marce ridotte. 1.700 metri di dislivello, pietre e manto nevoso non sono un problema per la piccola fuoristrada: semmai sono io a patire un po’ il freddo inaspettato in questa calda estate, ma anche qui la Jimny mi viene in aiuto con i sedili riscaldabili.

2021-Suzuki-Jimny-neve-01

Com'è cambiata. In cima al colle Colle del Sommeiller ho modo di trascorrere qualche minuto a osservarla meglio in ogni dettaglio: la griglia frontale è caratterizzata dai cinque elementi verticali e sottolinea i fari circolari con indicatori di direzione separati, un richiamo alla prima generazione del 1970. Ci sono poi passaruota maggiorati, protezioni laterali e gruppi ottici posteriori integrati nel paraurti per consentire un’apertura più ampia del portellone. La Jimny è pensata anche per chi ama il fuoristrada estremo: le canaline sul bordo del tetto, per esempio, sono progettate per impedire l'ingresso di acqua, fango o neve nell’abitacolo quando si aprono le portiere.

2021-Suzuki-Jimny-Pro-04

Punta alla praticità. Gli interni sono quelli di sempre: le parole d’ordine sono semplicità e praticità. Niente fronzoli, solo quel che serve e plastiche rigide pensate per non rovinarsi nel tempo. Ora però sulla Jimny ci sono diversi sistemi di assistenza alla guida, utili soprattutto in città e caratterizzati da nomi italiani: Attentofrena, Guidadritto e Restasveglio. Partifacile e Scendisicuro sono invece pensati per chi la utilizza più in montagna che altrove: a bordo è presente anche l’eCall, la funzione di chiamata di emergenza in caso di collisione.

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