Alcuni spiegano la passione per i rally con il fatto che le vetture sono molto più simili a quelle di serie di quanto non lo sia una Formula 1. Altri si limitano a sottolineare la spettacolarità di certi percorsi, sia su strada sia sugli sterrati. Comunque la pensiate, non si può rimanere indifferenti davanti ai funambolismi di una prova speciale o alle sciabolate di luce di un’auto impegnata in notturna. Se i rally, dunque, sono anche la vostra passione, ecco una serie di curiosità e di aneddoti che riguardano questa magnifica disciplina motoristica. Con un suggeritore d’eccezione: Carlo Cavicchi, nostro ex direttore, che nei rally ha passato buona parte della propria carriera.

Prime volte. La prima gara che può essere considerata un rally moderno si è svolta dal 26 al 29 giugno del 1910 con il nome di Internationale Alpenfahrt in Austria. Il primo campionato internazionale è stato quello europeo del 1953, disputato su dieci prove. Il vero e proprio Mondiale rally per costruttori ha preso il via nel 1973 (vittoria dell’Alpine-Renault) e il primo Mondiale piloti è stato quello del 1979 con l’equipaggio Waldegaard-Thorszelius, che ha vinto correndo prima con una Mercedes SLC (W107) e poi con una Ford Escort (Mk2).

Top e flop. Nella storia di questo sport, la gara con il maggior numero di iscritti è stata il Rally di Montecarlo del 1982, con ben 305 equipaggi. Al contrario, la manifestazione con il minor numero di partecipanti è stato il Rally del Brasile del 1981, con appena 20 partenti. A proposito di scarsa partecipazione: nel Rally di Polonia del 1973 arrivano al traguardo solo tre vetture e primeggia la Fiat 124 Abarth del tedesco Achim Warmbold. Oggi quasi nessuno ricorda questo pilota, mentre è decisamente più famoso il suo navigatore di allora, un certo Jean Todt.

Prove speciali. Al finlandese Ari Vatanen spetta il record di vittorie in prove speciali: ben 47 in Nuova Zelanda nel 1977. Ma è lo svedese Stig Blomqvist il pilota ad aver tenuto la più alta velocità media: 189 km/h con l’Audi quattro su un percorso di oltre 100 chilometri nel Rally di Argentina, del 1983.

Genio italico. Cesare Fiorio, capo della Squadra Lancia, ebbe l’idea di effettuare dei pit-stop per cambiare le gomme durante le prove speciali. Motivo? Supplire alle carenze della Lancia 037 a trazione posteriore nei confronti delle Audi quattro integrali. La prima volta accadde durante il Rally di Montecarlo del 1983 e lo stratagemma permise di andare forte sia sui tratti secchi sia su quelli parzialmente innevati. Il successo, tuttavia, non fu duraturo perché negli anni successivi i pit stop si rivelarono fallimentari e le auto a quattro ruote motrici erano sempre più competitive.

Ex aequo. A dimostrazione di quanto gli sterrati siano massacranti, solo due gare sono finite con i primi due concorrenti alla pari, assegnando la vittoria a chi si era meglio piazzato al primo controllo orario. Nell’East African Safari Rally del 1973, così, vinse l’equipaggio Mehta-Drews su Datsun 240Z, precedendo Kallstrom-Billstam su Datsun 1800. Nel 1985 successe ancora: al Rally di Costa d’Avorio Kankkunen-Gallagher precedettero Waldegard-Thorszelius, tutti su Toyota Celica.

Mogli inopportune. Incredibile, ma vero: al Rally del Portogallo del 1969, il britannico Tony Fall (in coppia con Harry Liddon), su Lancia Fulvia HF 1600, si vide annullare la meritata vittoria. La sua colpa fu quella di aver fatto entrare in auto la festante moglie per proteggerla dalla pressione della folla all’ultimo controllo orario. I commissari di gara, appellandosi al fatto che, per regolamento, l’equipaggio è composto da due e non tre persone, non poterono far altro che squalificare l’incredulo pilota.

Donne in controsterzo. Michèle Mouton (in coppia con Fabrizia Pons) è stata l’unica donna ad aver vinto una prova mondiale. È stato il Sanremo del 1981 su un’Audi quattro. L’anno successivo le due donne hanno vinto anche in Portogallo, all’Acropoli e in Brasile, sempre con la stessa vettura. C’è mancato poco che facessero il colpaccio perché a fine campionato il vincitore, Walter Röhrl, portò a casa il titolo con soli 12 punti di vantaggio sulle due amazzoni.

Campione virtuale. Il finlandese Markku Alen, su Lancia Delta S4, è stato campione del mondo 1986 solo per poco tempo. Qualche mese dopo la fine del campionato, la Peugeot vinse il ricorso contro l’esclusione delle sue vetture al Rally di Sanremo decretando, di fatto, l’annullamento della gara. Alen, dunque, privato di quei punti, risultò secondo in classifica dietro il connazionale Juha Kankkunen, con la vettura del Leone. Si concluse così, con una beffa, una delle più tragiche stagioni del Mondiale, funestata da numerosi incidenti, tra i quali quello accaduto al Rally di Corsica, in cui persero la vita Henry Toivonen e il suo navigatore, Sergio Cresto, sulla loro Delta S4.
Cosimo Murianni
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