Vittorio Emanuele, Manzoni, San Giovanni, Re di Roma, Ponte Lungo, Furio Camillo e Colli Albani: sono le sette stazioni della metro A che resteranno chiuse fino al 3 settembre, per consentire i lavori di completamento della fermata San Giovanni della linea C. “Un’interruzione necessaria per aprire il prima possibile la nuova stazione della metropolitana”, dice il presidente della commissione mobilità, Enrico Stefàno, sottolineando che “qualche disagio è inevitabile, dato che è impossibile replicare totalmente un’infrastruttura su ferro con una su gomma, ma speriamo che sia sopportabile, in vista di una città più moderna ed efficiente”. Se il buongiorno si vede dal mattino, i risultati delle prime 24 ore d’interruzione della linea fanno presagire un agosto difficile per i romani che frequentano la tratta Termini-Arco di Travertino. Nonostante l’Atac rivendichi che, con 60 mezzi in strada e 500 corse effettuate “il servizio dei bus sostitutivi è stato regolare e ha garantito l’intera domanda di trasporto per tutti i viaggiatori”, i pendolari raccontano di file interminabili per salire sulle navette, mezzi affollati e tempi di percorrenza che si dilatano oltremisura. “Ho impiegato cinque minuti esatti solo per uscire da Arco di Travertino e altrettanti per salire sulla navetta. Sembrava l’assalto a forte Apache…”, scrive un passeggero sul profilo social del presidente Stefàno; un altro sottolinea che “la mia compagna è uscita alle 5.30 del mattino, ha preso la metro a Subaugusta ed è arrivata a Lepanto alle 7.35”: 19 fermate e più del doppio del tempo si solito necessario. La chiusura della linea A causa anche ingorghi di traffico, soprattutto in prossimità di alcune fermate intermedie, come Furio Camillo, col risultato che sui social piovono critiche pesanti nei confronti dell’Atac, oltre a richieste di rimborso, almeno parziale, degli abbonamenti.
Cambio di direzione. Se all’esterno l’azienda di trasporti romana fronteggia un’emergenza continua, all’interno le cose non vanno meglio. Dopo le turbolente dimissioni del direttore da poco venuto da Milano, Bruno Rota, e i pesanti attacchi sul disastro finanziario della municipalizzata che l’ex dg ha inviato a mezzo stampa all’indirizzo del Campidoglio, ora la palla è passata a Paolo Simoni, neo presidente e amministratore delegato. A lui, ingegnere 58enne, coordinatore del gruppo di lavoro sulle Partecipate candidato dall’assessore al ramo, Massimo Colomban, il Campidoglio ha affidato il compito di risollevare l’Atac: più di 1 miliardo di euro di debiti, problemi d’assenteismo, mezzi vecchi di decine d’anni. E mentre i Radicali proseguono la raccolta firme per promuovere il referendum sulla liberalizzazione del servizio di trasporto pubblico, l’assessore alla Mobilità, Linda Meleo, ribadisce che “il Consiglio di amministrazione (adesso non più monocratico ma composto da tre membri, ndr) ha il compito di risanarla, rilanciarla e mantenerla pubblica”. M.B.
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