La Ferrari resta in testa al Mondiale. Eppure, lascia Interlagos con una smorfia più che con un sorriso. Undicesimo e dodicesimo posto per le due 499P ufficiali, ottavo per la #83 di AF Corse, che pure vince tra gli indipendenti. Una domenica da comprimari, come da copione annunciato. Ma è lecito domandarsi: quanto di questo copione è stato scritto dal BoP, quanto dalla strategia, e quanto da chi – magari – preferisce tenere aperti i giochi fino all’ultima curva in Bahrain?
I più maligni sussurrano che assegnare il titolo a settembre, in Texas, non convenga a nessuno. E che un Campionato ancora aperto sia più spettacolare di uno già in bacheca. Di certo c’è che né Ferrari né Toyota – le protagoniste di questa stagione – hanno avuto modo di dettare il passo. E che la prestazione delle Cadillac, solide, veloci e regolarissime, pare tutto tranne che frutto del caso. La doppietta del Team Jota – con la #12 davanti alla #38 – regala un sorriso anche all’Italia, se si guarda al telaio Dallara che dà forma alla V-Series.R. Ma i meriti vanno condivisi con Michelin, che ha dominato la variabile più delicata del weekend: il nuovo asfalto di Interlagos, abrasivo e imprevedibile. Qui, il gioco di pressioni, mescole e doppi stint ha fatto la differenza. Laddove la 499P ha dato il massimo possibile, ma il massimo – questa volta – non è bastato.
Non sono mancate le difficoltà. La #50 è stata costretta a un pit prolungato per un danno al posteriore dopo un contatto con un doppiato. La #51 ha incassato una penalità e un drive through finale. Penalità che, come ha detto Calado, lascia qualche punto interrogativo. Ma, più di tutto, è mancata la velocità pura. Troppo distacco, troppa fatica a trovare ritmo nei primi giri. Lo hanno detto in tanti: questa era una gara in salita. E la salita, per chi corre in piano, pesa doppio. Eppure, nella resa senza resa del Cavallino, c’è una nota di sostanza. La squadra non ha sbagliato nulla. I piloti ci hanno messo cuore e cervello. E il bottino – seppur modesto – basta a mantenere Ferrari saldamente in testa al Mondiale Costruttori, con Pier Guidi, Calado e Giovinazzi sempre leader tra gli equipaggi. La #83 conferma la leadership AF Corse tra gli indipendenti. Come dire: si perde, ma non si crolla.
Ora si vola verso Austin, dove tutto può ancora succedere. Ma è lecito attendersi un reset del BoP – o almeno una sua evoluzione. Perché se la parità si ottiene frenando i migliori, più che aiutando i più lenti, il rischio è che lo show diventi normalità. E la normalità, nel motorsport, è noia. Ferrari sa che il cammino resta stretto. La concorrenza cresce, i dettagli pesano, e ogni vittoria futura dovrà passare dalla capacità di adattarsi. Coletta lo sa, e lo dice senza maschere: abbiamo espresso tutto il nostro potenziale. Tradotto: più di così, oggi, non si poteva.
Il WEC 2025, però, ha ancora due atti. E se la regia vorrà tenere il pubblico col fiato sospeso, è lecito aspettarsi colpi di scena. L’importante sarà che lo spettacolo resti vero, credibile, e non pilotato da bilanciamenti di laboratorio. Dal circuito di interlagos è tutto: può calare il sipario!
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