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Tecnologia

Tesla
Musk e la ricarica a induzione: sì o no?

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Durante l’Investor Day dello scorso marzo, la Tesla aveva anticipato, attraverso alcune slide, un sistema di ricarica ad induzione. Secondo molti analisti, si trattava di una logica evoluzione del classico Wall Connector, a maggior ragione dopo che, poco prima dell’estate, erano trapelate le indiscrezioni sull'acquisizione, da parte di Elon Musk, della startup Wiferion, nota per la tecnologia di ricarica induttiva per robot industriali e veicoli elettrici.

Prima di questa sorprendente anticipazione, la Tesla non aveva mai mostrato interesse per la ricarica wireless, preferendo, almeno apparentemente, sviluppare tecnologie di ricarica affidate a robot, come quello a forma di serpente che era stato mostrato addirittura nel 2015 (ormai ere geologiche fa). L’atteggiamento tiepido della Casa si deve al fatto che la ricarica wireless è una tecnologia ancora giovane, costosa (richiede di inserire la piastra di ricarica nel pavimento) e non ha ancora raggiunto livelli di efficienza paragonabili ai tradizionali cavi. Va anche detto, però, che la Tesla ha già parlato di automatizzare il processo di ricarica, secondo un ragionamento logico: se un giorno le auto guideranno da sole, allora potranno anche ricaricarsi da sole, senza bisogno di cavi e umani.  

Musk e la ricarica a induzione: sì o no?

Appropriarsi del know-how di Wiferion, azienda tedesca specializzata nella ricarica wireless per usi industriali (in particolare furgoni, veicoli commerciali e carrelli elevatori) sembrava dunque un’ottima idea. Anche perché il sistema progettato dagli ingegneri teutonici, che permette una tolleranza di 4 centimetri sul posizionamento sulla piastra, offrendo al contempo un livello d’efficienza del 93%, sembra risolvere alcune delle criticità normalmente associate alla ricarica ad induzione. Abbiamo detto "sembrava" perché, dopo pochi mesi, agli inizi di ottobre, è trapelata la notizia della repentina vendita della Wiferion al gruppo PULS, specializzato in componentistica elettronica. Una mossa solo apparentemente spiazzante e che non va necessariamente interpretata come un passo indietro della Casa americana per quanto riguarda la ricarica wireless: a quanto pare, infatti, la Tesla ha ceduto solo le attività operative e di produzione, mentre sono rimasti a bordo tutti gli ingegneri di Wiferion. In pratica, il "cuore" di Wiferion.  

L'acquisizione si può quindi inquadrare sotto la voce "acquisizione-assunzione" e bisognerà forse aspettare alcuni anni per vedere i frutti di questa iniezione di nuove competenze all’interno dei team che sviluppano i sistemi di ricarica del futuro. Non è infatti ancora chiaro come o quando Tesla intenda iniziare a utilizzare la tecnologia di ricarica wireless di Wiferion, anche perché non è da escludere a priori che tale sistema, nato per applicazioni industriali, possa essere utilizzato per ricaricare autonomamente i robot Optimus di Tesla, che inizieranno a lavorare nelle fabbriche della casa automobilistica già dal prossimo anno, come dichiarato recentemente da Elon Musk. Non rimane che aspettare le prossime rivelazioni di Tesla per scoprire se le applicazioni wireless saranno adottate sui Supercharger, nelle wallbox domestiche o solo internamente negli stabilimenti.

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