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Quella volta che
Sono salito sulla Ferrari F50 con Schumacher

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È una storia strana, per non dire particolare, quella che lega la Ferrari F50 a Quattroruote e che passa addirittura attraverso un campione di Formula 1 come Michael Schumacher. Non affannatevi a cercare la prova sui fascicoli arretrati perché non la troverete. Non fu mai pubblicata, anche se i numeri, sulla nostra nuovissima pista di Vairano (era l’estate del 1996), erano stati acquisiti tutti. Nessuno aveva avuto la possibilità fino ad allora di provare in modo così approfondito la F50 ma, per una serie di ragioni che poi vedremo, quei numeri sono rimasti nei cassetti del Centro Prove fino a oggi (e lì sono ancora). Un vero peccato ai miei occhi di allora giovane ingegnere responsabile del Centro Prove di Quattroruote, ma le cose vanno così e vanno accettate. E poi, per lei avevamo in programma un test diverso, speciale ed esclusivo.

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Tra i cordoli di Monza. Come vi dicevo era l’estate del 1996, Michael Schumacher era al suo primo anno in Ferrari e, nonostante i problemi di affidabilità della monoposto aveva già fatto breccia nel cuore degli appassionati. Inoltre, dopo un esordio difficile, la stagione sembrava prendere un andamento diverso. Allora si potevano fare i test e la Ferrari non perdeva l’occasione di provare a Monza in vista del Gran Premio di casa. Ed ecco l’idea: F50 + Schumacher + Monza. Gliela portiamo, gliela facciamo guidare e gli chiediamo di raccontarci tutto, insomma tutto quello che vorrà dirci sulla F50, sulla Formula 1, ecc. Ovviamente una cosa più facile a dirsi che a farsi.

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Mezz'ora con Schumi. Ma non ci scoraggiamo, la F50 è già nel nostro garage, Monza è a pochi chilometri dalla nostra sede, rimane giusto da recuperare il tedesco e convincerlo a regalarci alcuni minuti del suo preziosissimo tempo. Con due titoli mondiali sulle spalle, per quanto molto giovane, all’epoca Schumi era già famosissimo, e la sua popolarità era cresciuta a dismisura con il passaggio alla Ferrari. Insomma era impegnatissimo. Non c’era alcun dubbio, entrato di prepotenza nel cuore degli appassionati che non aspettavano altro di avere un loro campione da poter acclamare. Alla fine, dopo un estenuante trattativa con l’ufficio stampa del Cavallino, riescono a trovarci una piccola finestra tra un test e l’altro: mezz’ora, non un minuto di più, tra le tredici e le quattordici.

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Di traverso in uscita box. A me l’onore di portargli la macchina. Michael non si fa pregare e così gli lascio il volante e mi metto al posto del passeggero per qualche giro indiavolato della pista. Per la gioia degli appassionati che, a questo punto non sapevano se essere più emozionati per il pilota tedesco o per la F50 che, presumibilmente, non avevano mai visto prima. L’uscita dai box fu quanto mai spettacolare: di traverso e a ruote fumanti. Furono pochi giri ma intensi e istruttivi. Innanzitutto dal punto di vista umano per me Schumacher fu una vera sorpresa. Lo definivano freddo, altezzoso, a me sembrò solo un giovane travolto dal proprio successo (non poteva mettere piede fuori dai box senza essere assalito dai fotografi e dagli appassionati) desideroso di evadere, per una volta, da quel mondo spietato che era ed è la Formula 1. In altre parole mezz'ora di libertà al volante della F50, forse quel giorno non chiedeva niente di meglio.

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Nessuna come lei. Si divertì al volante della Rossa, non c’è dubbio. Per me fu un vero spettacolo vederlo guidare la F50. Osservare la facilità e la precisione con cui riusciva a portarla al limite, a controllarla. Le frenate tirate allo spasimo, la rapidità delle manovre. E poi un paio di giri a bassa andatura per raffreddare i freni, la meccanica, ed è così che incominciò a raccontarmi un po’ della sua vita alla Ferrari, del calore degli italiani e… della F50. Non era molto soddisfatto dello sterzo, che avrebbe voluto più rapido e veloce, e dei freni che, dopo qualche giro, incominciavano a dare segni di stanchezza. Ma non aveva alcun dubbio sul motore; "the engine” era fantastico, nessun’altra auto stradale aveva un motore così. Ci siamo salutati, non prima di avergli fatto firmare la bozza del manifesto (Schumi sulla Formula 1 da un lato, sulla F50 dall’altro) che avremmo poi allegato al numero di settembre. Ne facemmo una tiratura speciale in vista del Gran Premio di Monza… che poi il tedesco vinse clamorosamente.

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