Dallara Masterpiece: KTM X-Bow
Forse qualcuno di voi se la ricorda in una remota puntata di Top Gear del 2012. Al volante, un estatico Jeremy Clarkson esclama che "è come guidare sull'attaccatutto", tanto resta incollata all'asfalto di Donington Park. Un po' meno entusiasta il collega James May, che definisce "demenziale" la complicata procedura di avvio del motore. A quei tempi c'è chi non considera la KTM X-Bow neppure un'auto, ma una specie di rolling chassis evoluto. X-Bow va pronunciato crossbow, "balestra" in inglese. È concepita per essere scoccata e colpire la traiettoria con la precisione inesorabile e la rapidità di un dardo. Ma come, KTM non costruisce moto? Eccome: dalle supermotard alle maxienduro, fino alle superbike e la MotoGP, le cose non sono mai andate così bene. Il marchio di Mattighofen conta su una base di clienti consolidata dall'approccio hardcore in fatto di dinamica e design. Ecco, tenete ben presente questi due fattori: nel 2007 sono alla base della scelta di KTM di pensare "out of the box", fuori dal suo mercato naturale.
Com'è naturale che l'azienda austriaca si rivolga a Gian Paolo Dallara per concretizzare la sua particolarissima idea a quattro ruote. Una sincronia perfetta: da tempo l'Ingegnere pensa a un personale omaggio a Colin Chapman, il suo faro progettuale fin dagli anni Sessanta. Un concentrato di divertimento di guida, prestazioni e sensazioni proiettato in avanti sui tempi. La moderna evoluzione della Lotus Seven, l'ultima parola sul rapporto peso-potenza pronunciata in italiano. La X-Bow è veloce già nella gestazione: dal primo bozzetto al primo giro in pista del prototipo, a Varano de Melegari ci mettono giusto nove mesi, durante i quali il concept è provato e riprovato nella galleria del vento. A sgrezzarlo in pista pensa Loris Bicocchi, tra una Bugatti e una Pagani.
Ne esce una monoscocca in materiali compositi con roll bar incorporato e strutture ad assorbimento d'urto globali. La X-Bow è lunga 3.078 mm, larga 1.202 e alta 1.195, con le ruote relegate ai quattro angoli della vettura. Sono proporzioni insolite, fra le quali però si trova a proprio agio il 2 litri Audi turbo da 250 cv. Beata leggerezza, se ne sente sempre più il bisogno: i 790 kg contribuiscono a proiettare la X-Bow da zero a cento in 3.9 secondi, fino a 217 km/h. In sostanza: l'auto secondo Dallara, nuda e cruda.

Se la velocità di punta appare modesta, bisogna considerare che la X-Bow è un vassoio. No porte, no tetto, un parabrezza così basso che si nota a malapena. Elettronica zero, neppure l'ABS è contemplato. Anche se è la prima sportiva biposto interamente in carbonio omologata su strada, la creatura di Dallara e del designer Gerald Kiska è nata per essere guidata con il casco e senza filtro, fra i cordoli. Stefan Pierer, il boss della KTM, alla fine è talmente soddisfatto del lavoro svolto a Varano da battezzare "Dallara edition" la prima serie di 100 esemplari. Pare che l'ingegnere avesse subito posto la condizione che gliene fosse regalata la prima - dopo vedremo il perché. Promessa mantenuta.
Non così quella del mercato. L'accoglienza della stampa specializzata al Salone di Ginevra e al Motorshow di Bologna nel 2007 gonfia le aspettative. Al punto che, per costruirla in serie, Pierer decide di acquisire la Wethje, società tedesca specializzata in materiali compositi; e di allestire uno stabilimento dedicato a Graz. La X-Bow assaggia il mercato nel 2008 a partire da 45.850 euro più tasse, un prezzo in linea con le varie Caterham CRS 200 e Ariel Atom. Sono anni leggeri, spensierati, con il segno più: la crisi globale è ancora un fronte temporalesco all'orizzonte. Un po' l'arrivo del ciclone, un po' l'essenza stessa della X-Bow ne limitano drasticamente le ambizioni commerciali. Al termine del 2009 la prima serie vede già la bandiera a scacchi, dopo appena 450 giocattoloni venduti e - ironia della sorte - la concessione della sospirata omologazione stradale UE. Follia? Di quelle buone però, necessarie a ricordarci ogni tanto l'essenza dell'auto sportiva. Comunque c'è un doppio lieto fine. Da una parte, KTM insiste e crea una gamma completa che oggi conta sei modelli, chiusi e scoperti. Da parte sua, Dallara sfrutta l'esperienza sulla X-Bow per progettare la Stradale, che debutta sul mercato nel 2017. La realizzazione di un vecchio sogno dell'Ingegnere, avverato alla sempreverde età di 81 anni.
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