Nel 60° anniversario di Quattroruote cade un’altra importante ricorrenza per la nostra Casa editrice: 110 anni fa, il 18 novembre 1906, nasceva infatti ad Ascoli Piceno Gianni Mazzocchi, fondatore dell’Editoriale Domus, nonché ideatore e primo direttore della nostra rivista. Originario di una famiglia di imprenditori della seta, Mazzocchi rimane orfano da giovane (i suoi genitori furono tra le vittime della terribile epidemia detta spagnola); completerà gli studi a Roma, laureandosi in giurisprudenza nel 1928. Già dall’anno precedente, però, si stabilisce a Milano, arrivandovi con poche lire in tasca e trovando impiego come dattilografo. Presto entra in contatto con il celebre architetto e designer Giò Ponti, fondatore della rivista Domus.

Il rilancio. Nel 1929, Domus rischia però di chiudere. Con l’aiuto di una cordata di imprenditori, che scelgono Mazzocchi come nuovo direttore, il periodico riprende invece slancio. A questa prima testata, Mazzocchi ne farà succedere molte altre, diversissime tra loro e sempre in anticipo sui tempi. Tra le tante, ricordiamo Il libro di casa (1934), Casabella (1934), Panorama (1939), L’Europeo (1945), Settimo Giorno (1948) e Il Mondo (1949). Nel febbraio del 1956 è la volta di Quattroruote, “rivista mensile per gli automobilisti di oggi e di domani”, pensata per andare incontro alle esigenze informative di un Paese che si avvia alla motorizzazione di massa. Un periodico, per inciso, grazie al quale Mazzocchi trasforma in una vincente avventura editoriale la sua innata passione per le automobili. Ma l’editore non si ferma lì: negli anni seguenti, sull’onda del successo, continua a realizzare nuovi prodotti, come Quattrosoldi, rivista di difesa dei consumatori, Tuttotrasporti, Tuttoturismo, e a rafforzare un altro volume fortunato, Il cucchiaio d’argento. Dalla sua scomparsa, avvenuta nella casa di Milano la sera del 24 ottobre 1984 a seguito di una breve malattia, il timone dell’Editoriale Domus passa alla figlia Giovanna, affiancata, in epoca più recente, dalla nipote Sofia Bordone.
Dissero di lui. Mazzocchi apparteneva alla stirpe dei grandi editori, come Angelo Rizzoli che rilevò alcune sue testate dicendogli: "Tu fai bellissimi giornali e non ci guadagni. Io li faccio brutti e guarda cosa guadagno". "Ma io, intanto, mi diverto”, gli rispose Mazzocchi. Uno scambio di battute al quale, alla morte del fondatore di Quattroruote, s’ispirò Indro Montanelli, che lo conosceva bene avendo collaborato a Panorama: "Non so quale patrimonio Mazzocchi abbia lasciato agli eredi. Certamente un centesimo, se non un millesimo, di quello che poteva lasciargli, se avesse fatto l’editore come lo facevano gli altri editori: per guadagnare. Lui, invece, lo faceva per divertirsi e per farci divertire. Nessuno ci è mai riuscito quanto lui”. Oltre a Montanelli, lavorarono per i giornali di Mazzocchi grandi firme come Enzo Biagi, Camilla Cederna, Dino Buzzati, Alberto Moravia e Mario Pannunzio.

Lo stesso giorno di Issigonis. Coincidenza felice: nello stesso giorno di Mazzocchi, il 18 novembre 1906, nacque a Izmir, in Turchia, un'altra persona geniale che, in modo diverso, avrebbe contribuito alla storia dell’automobile, Alec Issigonis, papà della Mini. Trasferitosi a Londra nel 1922, vi completò gli studi e, dopo esperienze in diverse aziende tra le quali la Humber, venne assunto alla Morris. Prima progettò la Minor (1948), quindi la Mini Minor, alias Austin Seven del 1959, applicando lo stesso schema della trazione anteriore anche con motore trasversale alle successive 1100/1300, 1800 e Maxi. Ritiratosi nel 1971, morì il 2 ottobre 1988 lasciando un’eredità giunta, in forme differenti, fino ai giorni nostri.
Marco Visani
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