Gli abbonamenti di Be Charge che offrivano sconti dal 20 al 40% delle tariffe a consumo? Dal 27 maggio non saranno più attivabili e quelli in corso scadranno al primo rinnovo. Il conveniente pacchetto flat Extra Large di A2A? Soppresso. Il risultato di queste e altre decisioni da parte dei provider di energia, che hanno colto in contropiede la clientela in materia di abbonamenti e formule forfettarie, è che ricaricare un’auto elettrica è sempre più un salasso. Non proprio il migliore dei modi per incentivare le vendite delle Bev, già di per sé frenate da prezzi elevati (specie in assenza d’incentivi), diffusione della rete di ricarica lontana dall’essere ottimale e scarsa propensione degli italiani a fare il grande salto verso la mobilità a batteria. Facciamo il punto sui costi delle ricariche, analizzando l’intricata giungla di abbonamenti, sconti, agevolazioni e tariffe a consumo, nel numero di Quattroruote di maggio 2024.
I casi Elli e Tesla. Per capire i termini del problema, basti dire che oggi fare il “pieno” a una Bev di segmento C come la Volkswagen ID.3 può costare anche più di 40 euro. Certo, si registrano anche casi di ritocco delle tariffe a consumo al ribasso. E in tema di abbonamenti c’è qualche operatore che va controcorrente, come la new entry Elli, di proprietà del gruppo Volkswagen, che ha introdotto una serie di piani mensili piuttosto convenienti. O come la stessa Tesla, che in aprile ha dato vita un inedito modello di “membership”, aperto anche a chi non ha un’auto del costruttore americano, che consente di accedere a tariffe di ricarica ridotte (ancor più se si stipula un abbonamento annuale) ai suoi famosi Supercharger. Nel complesso, però, le ombre superano le luci.
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