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Industria e Finanza

Ferrari
Risultati da record nel 2019: rivisti al rialzo i target

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La Ferrari continua a correre sui mercati internazionali. Il 2019 è stato chiuso con nuovi record commerciali: le consegne hanno superato, per la prima volta nella storia del Cavallino Rampante, la soglia delle 10.000 unità spingendo al rialzo sia i ricavi, sia la redditività.

I dati commerciali. In dettaglio le consegne annuali si sono attestate a 10.131 unità, il 9,5% in più rispetto al 2018. A trainare la domanda sono state le performance dei modelli a otto cilindri (+11,2%), mentre le dodici cilindri sono cresciute del 4,6%. A livello di singoli modelli, la Ferrari ha spiegato che "le consegne in forte aumento della Portofino e della 812 Superfast, unitamente alle prime consegne della F8 Tributo e delle Monza SP1 e SP2, sono state in parte compensate dai minori volumi della famiglia 488, con la fine del ciclo di produzione della 488 GTB e della 488 Spider in parte controbilanciata dalla 488 Pista e dalla 488 Pista Spider". In termini geografici il maggior tasso di crescita è stato registrato nell'area della Greater China (Cina Continentale, Hong Kong e Taiwan) con un +20,3%. Bene anche la regione Emea con un +15,8% e l'Asia-Pacifico (esclusa la Cina) con un +12,9%, mentre le Americhe hanno riscontrato un calo del 3,3%. 

Lo spaccato dei ricavi. Di riflesso i ricavi netti sono cresciuti del 10,1% arrivando a 3,8 miliardi di euro (+8,2% a cambi costanti). La componente generata dalla vendita di auto e ricambi, pari a 2,9 miliardi, è salita del 15,4% (+13,4% a cambi costanti) grazie alla "crescita dei volumi della 488 Pista e della 488 Pista Spider, della Ferrari Portofino, della 812 Superfast e alle prime consegne della F8 Tributo. Un contributo positivo alla crescita dei ricavi è venuto anche dalle Ferrari Monza SP1 e SP2 e dai programmi di personalizzazione". Il miglioramento è stato, solo in parte, annullato, dal calo delle vendite della 488 GTB e della 488 Spider, e dal venir meno delle consegne dei modelli LaFerrari Aperta e Ferrari J50 effettuate nel 2018. Continua a calare, invece, il peso dei ricavi dalla vendita di motori, scesi a 198 milioni (-30,3% a cambi costanti) a causa della diminuzione delle consegne a Maserati. I ricavi da sponsorizzazioni, proventi commerciali e relativi al marchio, infine, sono migliorati del 6,4% a 538 milioni (+4,3% a cambi costanti) per i maggiori proventi generati dalle attività di Formula 1.

Redditività da settore lusso. Anche la redditività ha mostrato un andamento positivo con una diffusa crescita a doppia cifra che ha spinto i margini su livelli riscontrabili solo nel settore del lusso. Il margine operativo lordo adjusted, ossia depurato dalle voci straordinarie, si è attestato a 1,27 miliardi di euro, con una crescita del 14% che ha portato la relativa incidenza sui ricavi a migliorare dal 32,6% al 33,7%. In salita dell'11% è risultato l'utile operativo adjusted, fermo a quota 917 milioni, per un margine in ascesa dal 24,1% al 24,4%. Sull'andamento degli utili hanno influito sia la crescita dei volumi, sia una variazione positiva del mix di prezzo legata, per lo più, all'avvio delle consegne delle Monza Sp1 e Sp2 e dal crescente contributo delle personalizzazioni. La Ferrari ha dovuto affrontare, comunque, un consistente aumento dei costi operativi (industriali, ricerca e amministrativi) per sostenere l'innovazione e l'ampliamento della gamma o le attività di Formula 1. Pertanto l'utile netto rettificato è sceso da 787 milioni a 699 milioni. L'Eps (utile per azione) è invece salito del 9% a 3,73 euro per effetto del programma di riacquisto delle azioni proprie. Andamento positivo anche per la generazione di cassa, con un free cash flow industriale di 675 milioni, alimentato anche dagli anticipi per le due Monza. Di conseguenza l'indebitamento industriale netto è sceso dai 370 milioni del 2018 a 337 milioni. 

Il quarto trimestre. Il solo trimestre al 31 dicembre mostra, invece, alcuni segnali di rallentamento dei volumi che la Casa di Maranello sembra essere riuscita a compensare grazie soprattutto al miglior di mix dei prezzi determinato dall'espansione della gamma. Le consegne, infatti, sono calate dell'1% a 2.376 unità, ma i ricavi sono saliti del 10% a 927 milioni. L'Ebitda adjusted, pari a 333 milioni, è cresciuto del 22%, per un margine sul fatturato di ben il 36% (32,4% nel 2018), mentre l'utile operativo è salito del 12% arrivando a 219 milioni e pesando per il 23,7% sui ricavi (23,1%). In calo sono risultati l'utile netto, da 191 milioni a 166 milioni, e l'Eps, da 1 a 0,9 euro. 

Alzati i target. Ciononostante i dati annuali hanno spinto i vertici aziendali a rivedere al rialzo i target al 2020 rispetto a quanto indicato nel piano industriale del settembre del 2018. I ricavi netti sono visti superiori a 4,1 miliardi e non più oltre i 3,8 miliardi. La stima sull'Ebitda passa da 1,3 miliardi all'intervallo tra 1,38 e 1,43 miliardi per un margine di almeno il 34%. L'utile operativo è visto tra 950 milioni e un miliardo e non più a 900 milioni. In miglioramento risulta anche il target sull'utile per azione (da oltre 3,4 euro a 3,9/3,95 euro), mentre i flussi di cassa sono visti pari o superiori a 400 milioni.  

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