La Toyota è sempre più vicina a tornare alla normalità in Cina. A partire da lunedì prossimo, infatti, lo stabilimento di Guangzhou riprenderà a operare su due turni lavorativi, dopo averne riattivato uno pochi giorni fa. In questo modo, l'impianto tornerà ai livelli produttivi registrati prima dell'epidemia di coronavirus.
Altri impianti in ripresa. La fabbrica, rimasta bloccata per circa un mese a causa delle disposizioni delle autorità cinesi per contenere il contagio, produce i modelli Camry e Yaris. Altri due stabilimenti (a Changchun, nella provincia dello Jilin, e a Chengdu, nella provincia del Sichuan) stanno già operando regolarmente da diversi giorni, mentre manca all'appello solo il quarto impianto cinese della Casa: a Tianjin è attivo solo uno dei due turni normali.
Il crollo della Volkswagen. La progressiva ripresa delle attività produttive all'interno del settore automobilistico, dimostrata anche dalla riapertura delle fabbriche della Honda e della Nissan, rappresenta un segnale positivo per un mercato che ha pagato pesantemente le conseguenze dell'epidemia. Nel solo mese di febbraio, infatti, la domanda in Cina è crollata dell'80% circa e i vari costruttori hanno presentato flessioni rilevanti. Il gruppo Volkswagen, per esempio, ha visto le vendite scendere addirittura del 74%, fermandosi a circa 60.900 unità. L'andamento negativo riscontrato nel Paese asiatico, primo mercato in assoluto per il costruttore tedesco, ha portato nel mese scorso un calo dei volumi globali del 25% (546.300 veicoli). Volumi che in Europa, invece, sono scesi solo del 3,5%, mentre negli Stati Uniti sono cresciuti dell'8,4%. Tra i vari marchi, comunque, è proprio Volkswagen a risultare in maggior difficoltà, facendo segnare un -32% con 270.100 unità vendute.
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