I Paesi scettici sul 2035 affossano anche il nuovo standard: "È irrealistico"
Il maxi vertice tra i Paesi europei più scettici nei confronti del bando delle auto endotermiche nel 2035 e delle proposte per la normativa Euro 7 si è concluso con una netta presa di posizione contro i nuovi standard: "Li riteniamo irrealistici e vorremmo poterli modificare nei prossimi mesi", ha spiegato Martin Kupka, ministro dei Trasporti della Repubblica Ceca e promotore dell'appuntamento organizzato a Strasburgo. "Inoltre, siamo preoccupati del potenziale effetto negativo anche sull’ambiente perché con l'aumento dei costi delle auto non favoriranno l'aggiornamento delle flotte. Meno persone potranno permettersi di cambiare auto. La proposta è controproducente, è necessario modificarla nei prossimi mesi dal momento che richiede azioni non realistiche". I nuovi standard, per i quali si ritiene necessaria una revisione delle proposte, con un rinvio dell'entrata in vigore rispetto al 2025 indicato dalla Commissione, erano il tema inizialmente centrale dell'incontro convocato dallo stesso Kupka, ma poi l'agenda dei lavori è stata estesa allo stallo istituzionale sullo stop alla vendita di auto endotermiche per il 2035. Il ministro ceco ha confermato che la riunione è stata l’occasione per fare un punto sui negoziati, ma l'argomento è stato trattato solo in via marginale: ovviamente, si è discusso soprattutto della richiesta tedesca di introdurre una deroga per gli e-fuel.
I partecipanti. Oltre alla Repubblica Ceca, alla riunione erano rappresentati altri sette Paesi, tra cui l'Italia. Matteo Salvini, ministro delle Infrastutture, ha ribadito la posizione dell'esecutivo Meloni sui dossier affrontati al vertice e la sua presenza "a difesa di aziende e posti di lavoro, nel nome del buonsenso e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il governo italiano è fortemente contrario al regolamento Euro 7 e al dossier CO2 per veicoli leggeri e pesanti a meno che non rientrino i biocarburanti e gli e-fuel", ha detto Salvini, confermando così quella contrarierà che ha contribuito, insieme alle posizione di Polonia e Bulgaria e ai dubbi della Germania, a creare lo stallo istituzionale. Al vertice erano presenti anche i ministri dei Trasporti tedesco, Volker Wissing, e polacco, Andrzej Adamczyc, mentre si sono collegati da remoto gli omologhi di Ungheria, Romania, Slovacchia e Portogallo. Durante la riunione, sarebbero emerse forti critiche anche nei confronti di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea e responsabile del Green Deal, per l’atteggiamento "arrogante" finora tenuto sui alcuni importanti dossier.
La difesa di Bruxelles. Prima del vertice, la stessa Commissione ha voluto difendere ancora una volta alcune delle scelte strategiche riguardanti il settore automobilistico, a partire dalle proposte per l'Euro 7: "La precedente normativa Euro 6 risale al 2012", ha affermato la portavoce Sonya Gospodinova. "Da allora, l'industria si è adattata, c'è stata una evoluzione: le imprese sono ora già molto vicine ai livelli di ambizione dell'Euro 7, e la Commissione ne ha tenuto conto quando ha fatto la proposta, che è ambiziosa ma realistica". Secondo la Commissione, la "riduzione delle emissioni di ossidi di azoto e di particolato prevista dall'Euro 7 limita l'inquinamento atmosferico e dunque serve a proteggere la salute dei cittadini: ogni miglioramento è a loro vantaggio". Inoltre, per Bruxelles "si potrà sempre esportare i motori a combustione interna fuori dall'Unione".
L'ipotesi. A ogni modo, la Commissione europea non ha inviato rappresentanti al vertice di Strasburgo, mentre sulla questione dello stallo un altro portavoce ha sottolineato la volontà di trovare una soluzione: "Siamo pronti a dare chiarimenti alle preoccupazioni espresse dai Paesi membri, con i quali siamo impegnati in una collaborazione stretta e costruttiva. Esprimersi sull'esito delle discussioni in corso è ancora prematuro". Si parla di una possibile dichiarazione ufficiale che delinei un futuro per gli e-fuel anche dopo il 2035, un'ipotesi, però, di difficile realizzazione perché i regolamenti la escludono a priori: dopo il via libera dell'Europarlamento, infatti, l'adozione formale della norma necessita del solo voto del Consiglio. Problematica risulterebbe anche l'integrazione da parte della Commissione, perché si dovrebbe far ripartire l'intero iter con le relative procedure negoziali tra i vari organismi continentali.
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