La Brembo segue l'esempio di diverse altre aziende italiane, come Campari, Cementir, Ferrari o Media for Europe (Mediaset), spostando la propria sede legale ad Amsterdam. L'operazione non influisce in alcun modo sull'attuale stuttura dell'azienda bergamasca: la sede fiscale rimane in Italia, le azioni continueranno a essere quotate sulla Borsa di Milano e i vertici hanno assicurato che non ci sarà alcuna "riorganizzazione delle attività operative e delle persone, che continueranno senza soluzione di continuità a operare" nel nostro Paese. Il trasferimento ha ben altro fini. Infatti, l'azienda ha intenzione di imprimere un colpo di acceleratore alle sue strategie di crescita sul mercato automobilistico globale, in particolare tramite acquisizioni o fusioni.
Italia rimane strategica. "Brembo - assicura il presidente esecutivo Matteo Tiraboschi - intende continuare a crescere e rimanere competitiva, per essere sempre protagonista in un mercato automotive globale in grande trasformazione. Questa operazione ci consente di adottare una struttura del capitale sociale più flessibile e quindi più coerente con la strategia di sviluppo futuro dell’azienda. L’operazione non incide invece sul business, l’identità, la cultura e la presenza di Brembo in Italia e nelle aree del mondo dove operiamo. Brembo manterrà la propria sede fiscale in Italia. Tutte le sedi produttive e commerciali opereranno in continuità. Per l’organizzazione, le persone e la gestione dell’azienda nulla cambierà e resteremo quotati alla Borsa Italiana. L’Italia in particolare è, e sarà anche in futuro, la priorità strategica per Brembo". L'azienda conta, nello specifico, di sfruttare alcune agevolazioni garantite dall'ordinamento giuridico olandese, a partire dalla possibilità di introdurre un sistema di voto maggiorato a favore soprattutto degli azionisti di lunga data. In sostanza, i soci stabili potranno beneficiare di maggiori diritti di voto in assemblea e, in caso di transazioni straordinarie, potranno diluirsi nel capitale senza perdere alcun potere.
Crescita per linee esterne. L'operazione, che sarà sottoposta al voto di un'assemblea convocata per il 27 luglio prossimo, è dunque funzionale a consolidare l'attuale azionariato, che vede la maggioranza del capitale (il 53,5%) in mano alla famiglia Bombassei, e a preparare il terreno a possibili operazioni di acquisizione o fusione, magari tramite scambi di azioni oppure aumenti di capitale. A tal proposito, Brembo è da tempo oggetto di voci su una mega operazione di integrazione con la Pirelli, che andrebbe a creare il principale fornitore di componentistica italiano con quasi 10 miliardi di euro di fatturato. L'operazione sarebbe agevolata, tra l'altro, dalla presenza della stessa Brembo nell'azionariato della multinazionale della Bicocca con il 6% del capitale e da un patto di consultazione con la holding Camfin, ma è bene precisare che finora le aspettative del mercato non hanno mai avuto un seguito. Del resto, non pare neanche il momento propizio: attualmente la Pirelli sta affrontando una complessa fase di transizione verso un nuovo sistema di governance adeguato alle prescrizioni imposte dal governo, tramite l'esercizio della golden power, per limitare l'influenza dei cinesi della Sinochem e proteggere un asset definito strategico. Nulla è comunque da escludere, anche perchè l'operazione avrebbe forti logiche industriali e finanziarie. D'altro canto, i tempi per eventuali operazioni non sono stretti. A ogni modo, secondo la testata finanziaria MF, il management non avrebbe per ora individuato alcun target d'acquisizione e non avrebbe neanche avviato l'esame di qualche dossier. In sostanza, la Brembo ha deciso solo di fare il passo, forse decisivo, per prepararsi a una qualche operazione di natura "trasformativa" ossia di dimensioni tali da portare l'azienda a scalare le gerarchie dei maggiori componentisti globali.
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