Da un paio di giorni si sono concretizzare le condizioni per far scattare l'introduzione dell'accisa mobile e rallentare la corsa dei prezzi dei carburanti: spetta dunque al governo decidere se procedere o meno con il taglio delle imposte. Per ora, da Roma non arrivano segnali: alcuni membri della maggioranza stanno spingendo per un provvedimento che potrebbe mitigare i prezzi alla pompa e non sono poche le associazioni datoriali o di rappresentanza dei consumatori a lanciare allarmi sulle conseguenze di un mancato intervento, ma l'esecutivo Meloni pare intenzionato a considerare dei palliativi, come una social card per le famiglie meno abbienti. Del resto, non ci sono neanche i necessari decreti attuativi e i conti pubblici sono in tale sofferenza da escludere un intervento: il 2022 rischia di chiudersi con un deficit/Pil di oltre il 6% a causa della necessità di coprire bonus e sussidi di vario genere degli anni passati. Il maggior gettito prodotto dal rincaro dei listini rischia così di rivelarsi una manna dal cielo per il governo e, al contempo, un colpo alle tasche degli italiani, per le attività delle imprese e dei professionisti.
Le condizioni. Vediamo, però, quando e perché si sono concretizzare le condizioni per l'accisa mobile. Come ricorda Staffetta Quotidiana, il meccanismo previsto dal Decreto Trasparenza stabilisce una soglia critica della quotazione del Brent a 77,4 euro al barile. Tale livello è stato superato due giorni fa, quando il greggio scambiato sulla piazza londinese ha superato i 92 dollari. Stamattina, poi, il prezzo è ampiamente oltre i 94 dollari in scia alle dichiarazioni alle "bellicose" dichiarazioni dell'Opec sulla domanda petrolifera e contro le "narrazioni" dell'Aie sulla transizione energetica e la fine dei combustibili fossili. La norma, però, non è priva di incongruenze: il decreto indica una media delle quotazioni del "precedente bimestre", senza specificare se si intendono i mesi "di calendario", ossia luglio e agosto (in questo caso la soglia non sarebbe superata), o la media mobile degli ultimi due mesi (per esempio, il periodo 14 luglio-14 settembre). Inoltre, ricorda sempre la rivista specializzata, il taglio non è obbligatorio, ma facoltativo: insomma, il governo può (non "deve") adottare il decreto per tagliare le accise.
Le rilevazioni. Quanto ai carburanti, anche a causa di quotazioni di prodotti raffinati ormai senza freni (benzina e gasolio hanno abbondantemente superato i mille dollari a tonnellata), la media nazionale dei prezzi in self-service della benzina supera quota 1,99 euro/litro (con la media delle compagnie a due euro netti), mentre quella del gasolio è a 1,92 euro/litro e si appresta a superare il picco del 2023 raggiunto a fine gennaio. In dettaglio, secondo i dati comunicati ieri dai gestori all'apposito Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy, al "fai da te" la verde quota a 1,992 euro/litro (+5 millesimi) e il diesel a 1,918 euro/litro (+8). Al servito benzina a 2,124 euro/litro (+4), diesel a 2,052 euro/litro (+9), Gpl a 0,710 euro/litro (invariato), metano a 1,395 euro/kg (+1) e Gnl a 1,264 euro/kg (-1). Lungo le autostrade, benzina a 2,056 euro/litro (servito a 2,301), gasolio a 1,995 euro/litro (servito a 2,247), Gpl a 0,849 euro/litro, metano a 1,521 euro/kg e gnl 1,277 euro/kg. Intanto, stamattina Eni e Tamoil hanno alzato di un centesimo al litro i prezzi consigliati del gasolio e IP di un centesimo sia la benzina che il diesel.
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