I prezzi dei carburanti diminuiscono per il secondo giorno di fila, con IP e Tamoil che hanno ridotto di due centesimi al litro la benzina e il gasolio. Tuttavia, il trend al ribasso rischia di non durare a lungo: Staffetta Quotidiana, infatti, evidenzia il "forte rimbalzo delle quotazioni dei prodotti raffinati, con il gasolio di nuovo sopra i mille dollari la tonnellata". Inoltre, nonostante le medie nazionali del self-service risultino in "lieve calo per la prima volta da metà luglio", la benzina rimane sempre sopra i 2 euro/litro.
Le medie del giorno. In particolare, secondo le elaborazioni della rivista specializzata sulla base delle comunicazioni dei gestori all'Osservatorio del Mimit, in modalità "fai da te" la verde quota a 2,003 euro/litro (-2 millesimi) e il diesel a 1,940 euro/litro (-2). Al servito, benzina a 2,139 euro/litro (invariato), gasolio a 2,076 euro/litro (invariato), Gpl a 0,712 euro/litro (invariato), metano a 1,393 euro/kg (-2) e Gnl a 1,262 euro/kg (-2). Lungo le arterie autostradali, benzina a 2,079 euro/litro (2,322 al servito), gasolio a 2,023 euro/litro (2,276 al servito), Gpl a 0,851 euro/litro, metano a 1,521 euro/kg e Gnl a 1,277 euro/kg.
Inizia l'iter del micro bonus. Intanto, quasi tutti i quotidiani nazionali affrontano la questione del bonus da 80 euro per le famiglie meno abbienti. L'erogazione non dovrebbe essere mensile, come emerso in recenti indiscrezioni di stampa, bensì una tantum. L'intervento sarà esaminato già stamattina da un "pre-consiglio dei ministri" per poi essere approvato lunedì 25 settembre. Per il nuovo bonus, che confluirà nella social card "Dedicata a te" (la carta di pagamento prepagata da 382,50 euro destinata a nuclei familiari con un Isee sotto i 15 mila euro), il budget a disposizione dovrebbe essere di un centinaio di milioni, ma l'effettiva portata della misura dovrà essere stabilita tenendo in considerazione la tenuta dei conti pubblici: il governo dovrà affrontare l'aumento del rendimento dei titoli di Stato di riferimento (i Btp a 10 anni) al 4,5%, in parte legato anche ai continui rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce, e la contestuale salita del costo d'esercizio del debito italiano (ossia i maggiori oneri da pagare sulle emissioni di titoli in termini di rendimenti da garantire agli investori affinché acquistino i nostri buoni del Tesoro). La strada, insomma, non è semplice.
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