La Commissione europea è pronta a presentare la prima proposta sulla deroga agli e-fuel, da allegare alla normativa sullo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035. Il documento in via di preparazione, però, presenta limiti che definire stringenti è riduttivo: i carburanti sintetici, infatti, dovranno essere "completamente neutrali" in termini di emissioni di anidride carbonica. In sostanza, per essere inclusi nella deroga dovranno essere realizzati utilizzando un quantitativo di CO2 catturata in atmosfera pari a quello emesso dai motori durante il loro funzionamento. Un obiettivo che l'industria automotive ritiene già irrealizzabile.
È già braccio di ferro. Il requisito allo studio della Commissione è assai più stringente rispetto a quello di altre normative comunitarie: per esempio, i Paesi membri, per raggiungere alcuni obiettivi nel campo dell'energia rinnovabile, possono utilizzare determinati combustibili se ottengono una riduzione delle emissioni del 70% e non del 100%. Dunque, gli e-fuel rischiano di trasformarsi di nuovo in un terreno di scontro come già avvenuto a febbraio, quando la Germania ha ostacolato il processo di approvazione della direttiva sullo stop ai motori endotermici chiedendo con fermezza una deroga per i carburanti sintetici. Il braccio di ferro, dunque, è assicurato: la proposta della Commissione è da inquadrare nel processo negoziale con le altre istituzioni europee, Parlamento e Consiglio, e dunque non sono da escludere modifiche (anche sostanziali) nei prossimi mesi. Il compromesso, in ogni caso, dovrà essere raggiunto entro la fine dell'anno.
Spaccatura interna. Detto questo, la eFuel Alliance accusa la Commissione di non voler mantenere la promessa di inserire la deroga agli e-fuel ("La proposta è così restrittiva che in pratica non può essere attuata") e rivela una disputa interna tra la direzione generale per l’Azione per il clima (Dg Clima) e quella per il mercato interno (Dg Grow). Quest'ultima ha chiesto di allineare la definizione degli e-fuel alla direttiva sulle energie rinnovabili (Red), che stabilisce per i combustibili rinnovabili di origine non biologica emissioni di CO2 del 70% inferiori a quelle dei carburanti tradizionali. Alla fine ha prevalso la Dg Clima, che ha ottenuto di fissare la percentuale al 100%.
Obiettivo impossibile. "Gli e-fuel, se prodotti da fonti rinnovabili, sono climaticamente neutri", spiega Ralf Diemer della eFuel Alliance. "Durante la combustione, viene emessa solo la CO2 catturata con il processo produttivo. La Red stabilisce di considerare nel calcolo dell'anidride carbonica non solo la fase di utilizzo del veicolo, ma anche elementi del trasporto, dello stoccaggio o della distribuzione dei carburanti: una riduzione delle emissioni del 100% è quindi quasi impossibile. Vale per tutte le tecnologie, compresa la mobilità elettrica. Fino a quando i trasporti e la distribuzione non saranno coperti dalle energie rinnovabili, è impossibile raggiungere un obiettivo di riduzione totale delle emissioni. Inoltre non è comprensibile su quale base la Commissione abbia scelto il 100%. Ovviamente, non esiste nessuna valutazione d’impatto su come e quando potrebbe essere raggiunto un obiettivo del genere". Per valutare le reali emissioni di CO2 di un prodotto è fondamentale l’analisi del ciclo di vita: "Appoggiamo l'intenzione della Ue di tener maggiormente in considerazione il lifecycle, anche se questo approccio non è stato ancora implementato in molti altri regolamenti", conclude Diemer. "Tuttavia, occorre dare all’industria la possibilità di raggiungere gli obiettivi con passaggi intermedi lungo il percorso verso la neutralità climatica. Sembra che i legislatori europei perseguano condizioni quadro che potrebbero avere senso in un mondo dal 2040 in poi. L’attuale intervento normativo della Commissione, già di suo eccessivamente forte, sta bloccando i nostri obiettivi invece di perseguirli con ambizione".
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