L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato mette sotto la lente la DR Automobiles srl dell’imprenditore Massimo Di Risio: stando all’Antitrust, che ha avviato un’istruttoria, l'azienda molisana ometterebbe il luogo di costruzione delle proprie auto (la Cina) arrivando, in alcuni casi, a parlare di auto "interamente prodotte in Italia". L'azione vede coinvolto un secondo brand del gruppo, EVO, più orientato al low cost.
Non si parla di Cina. I funzionari dell'Autorità hanno già effettuato delle ispezioni presso la sede della DR Automobiles (a Macchia d'Isernia), anche con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza. Conciso il comunicato dell'Autorità, per cui l'azienda "rappresenterebbe in modo non corretto le informazioni che riguardano il luogo di produzione degli autoveicoli a marchio DR ed EVO". Di più: "In alcuni casi, ometterebbe informazioni rilevanti sull’origine dei veicoli, lasciando intendere che siano prodotti interamente in Italia, mentre si tratterebbe di produzioni cinesi".
Il problema è la promozione. Il gruppo molisano, che ultimamente ha conosciuto un enorme successo di vendite, importa notoriamente componenti e vetture provenienti dal Paese asiatico (in particolare dei gruppi Chery, Jac, Baic) commercializzandoli tramite i propri brand (oltre a DR ed EVO, anche Sportequipe e ICKX), ma per il Garante non è quello il problema: semmai, le "possibili condotte illecite, in violazione delle norme del Codice del Consumo", starebbero nella comunicazione e nella promozione di tali prodotti, "sia sul sito internet aziendale, sia in campagne pubblicitarie online e sui mass media". Una questione, in buona sostanza, di marketing.
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