Si è conclusa dopo quasi tre ore la prima riunione del "tavolo sviluppo automotive", l'incontro organizzato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per discutere del rilancio delle produzioni automobilistiche italiane con sindacati, regioni e Stellantis. Per ora non è stato firmato alcun "patto" nonostante se ne parli ormai da diversi mesi. In sostanza, l'incontro è servito per discutere delle varie posizioni e richieste e per avviare un percorso che, si spera, possa portare alla definizione di un piano condiviso. Per ora, però, non c'è nulla di concreto se non le solite dichiarazioni d'intenti da parte di tutti gli attori riuniti intorno al tavolo.
Le dichiarazioni di Stellantis. A rappresentare Stellantis è stato il responsabile Corporate Affairs Italia, Davide Mele, che ha ribadito "la volontà" del gruppo di intraprendere un percorso con tutte le parti coinvolte e l'obiettivo comune di sostenere la produzione di veicoli in Italia e, al contempo, la necessità di "lavorare rapidamente per implementare fattori abilitanti" ritenuti "fondamentali" per raggiungere lo scopo. "Oggi abbiamo riaffermato ancora una volta il forte impegno di Stellantis nei confronti del Paese e la centralità dell'Italia nella strategia globale del gruppo", ha affermato Mele. "Abbiamo presentato un piano condiviso con missioni specifiche per ogni stabilimento che porterà il gruppo a produrre il più ampio portafoglio di veicoli degli ultimi dieci anni, ampliando l'offerta dei nostri dieci marchi per coprire altrettanti segmenti di mercato. Ma, come viene sottolineato nel piano di lavoro condiviso con il Ministero, per raggiungere gli obiettivi finali, al di là del livello di performance di ogni impianto, sono cruciali una serie di fattori abilitanti specifici", come la cancellazione della normativa Euro 7, incentivi adeguati per i clienti di veicoli elettrici, sviluppo della rete di ricarica e "miglioramento della competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani, incluso il costo dell’energia".
Le risorse. Detto questo, l'attesa per un accordo, vagheggiato dal ministro Adolfo Urso sin dalla scorsa primavera, si deve purtroppo prolungare. Non si sa ancora per quanto. Lo dimostrano le parole dello stesso Urso, il quale ha spiegato che il tavolo "si riunirà in maniera continuativa anche con gruppi di lavoro specifici per raggiungere l'obiettivo di sottoscrivere con tutti gli attori un accordo di sviluppo nel nostro Paese che possa consentire di raggiungere a breve una produzione negli stabilimenti di italiani di un milione di veicoli da parte di Stellantis". "Stiamo lavorando affinché altre case automobilistiche si insedino nel nostro Paese, cosicché, tra la produzione di Stellantis – un milione di veicoli da qui a qualche anno – e la produzione di altre Case, si possa raggiungere la cifra di un milione e mezzo di veicoli importante per sostenere al meglio tutta la filiera italiana", ha aggiunto il ministro, ricordando le risorse a disposizione: "Abbiamo sei miliardi di euro nel Fondo per l'automotive da qui al 2030, che possiamo dirigere agli incentivi sia sul fronte dell'offerta, che per favorire gli insediamento di altri siti produttivi o la riconversione all'elettrico, ma deve aumentare il numero di auto prodotte nel nostro Paese. Nel 2022 l'80% degli incentivi sono andati ad auto prodotte all'estero. Questo non ce lo possiamo consentire. A questi sei miliardi si aggiungono, anche per questo settore, i 13 miliardi che metteremo in campo per il Piano Transizione 5.0 nel 2024 e 2025, per l'innovazione tecnologica green e digitale delle nostre imprese e quindi anche di quelle dell'automotive". Inoltre, "si aggiungono anche i 2,5 miliardi di fondi Pnrr attraverso il Repower Eu". L'importo totale sarà destinato anche a "investimenti in ricerca e innovazione, ad accompagnare la riconversione delle aziende di componentistica, ad agevolare la formazione alle nuove professioni necessarie, per esempio, per l'auto elettrica". "Siamo tutti consapevoli che le risorse che abbiamo dobbiamo destinarle ad aumentare la produzione italiana in maniera progressiva ma continuativa sino a raggiungere quell'obiettivo per Stellantis e anche a consentire che altre case automobilistiche si possano insediare nel nostro Paese e quindi allargare la base produttiva e quella occupazionale", ha concluso Urso.
L'Anfia. Anche l'Anfia (l'associazione della filiera dell'industria automobilistica) conferma come la riunione sia stata solo una sorta di cerimonia di insediamento. "Oggi abbiamo segnato un momento significativo per il settore automotive italiano dove, sotto la regia del Mimit, si sono ritrovati gli attori del Tavolo automotive con l’obiettivo comune di lavorare insieme per riportare la produzione di veicoli nel nostro Paese a un livello di almeno un milione di veicoli, in un contesto reso sfidante e complesso dalla transizione energetica e da previsioni di mercato, per il prossimo biennio, che sono lontane, in Europa, dai livelli registrati nel 2019", afferma il presidente Roberto Vavassori, aggiungendo che la sua associazione "avrà l’onere e l’onore di gestire la segreteria tecnica dei gruppi di lavoro del Tavolo, che si occuperanno di definire le azioni da intraprendere su mercato e produzione, efficientamento produttivo, ricerca e sviluppo, formazione e occupazione, transizione della componentistica. Prendiamo l’impegno con la massima serietà e auspichiamo che lo spirito costruttivo e di comunione di intenti emerso oggi possa portare a dei risultati concreti nei prossimi mesi".
I sindacati. Le organizzazioni sindacali, però, non pare vogliano aspettare mesi per ottenere qualche risultato concreto. "I tempi sono stretti, il percorso proposto dal Ministro Urso è positivo e parteciperemo con spirito costruttivo, ma al momento gran parte del lavoro è ancora tutto da fare", avverte il segretario generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo. "Abbiamo chiesto al Governo tempi stretti e compagini qualificate per arrivare presto a una politica di sostegno industriale che consenta insieme alle infrastrutture sul territorio di procedere nella transizione ecologica senza penalizzare i cittadini e l'occupazione nazionale". "Abbiamo chiesto di capire i tempi di lavoro del piano e di farlo partire il prima possibile in modo che si possa accompagnare in maniera ferma la transizione dell’Automotive e cercare di mettere in fila tutte le misure per rilanciare il settore", aggiunge Antonio Spera dell'Ugl. "Noi – avvertono Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm – chiediamo che si passi dalle dichiarazioni di principio ai fatti concreti, confrontandoci stabilimento per stabilimento. Speriamo che il passaggio all'operatività possa essere favorito dalla suddivisione dei lavori in cinque tavoli tecnici, dedicati rispettivamente a volumi e produzione, a competitività ed efficientamento produttivo, a ricerca e innovazione, a supply chain e componentistica, a occupazione e formazione". Analoghe dichiarazioni arrivano da Ferdinando Uliano della Fim-Cisl: "Abbiamo ribadito all'azienda e al governo che sono due anni che chiediamo un piano di sviluppo e occupazione. Per noi è determinante, speriamo che questo non sia l'ennesimo l'annuncio. Stiamo affondando negli annunci". Queste, invece, le parole della Fiom: "Abbiamo chiesto se Stellantis intende investire o chiudere in Italia, ma l'azienda non ha risposto. Siamo favorevoli a fare un accordo e a mettere risorse pubbliche, ma alla condizione che Stellantis metta delle proprie risorse, visto che fa utili pazzeschi, e che dall'altro lato garantisca la ricerca, lo sviluppo e la produzione del nostro Paese". Per i metalmeccanici della Cgil, però, "rimane aperta la domanda: Stellantis investe o chiude? Se investe faremo un accordo, se chiude difenderemo il lavoro".
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