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Daihatsu
Presentata la nuova struttura societaria: “Occorre restituire la sovranità ai lavoratori”

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Lo scandalo emerso lo scorso anno negli stabilimenti della Daihatsu, che riguardava la falsificazione di numerosi test di sicurezza, ha portato inizialmente allo stop delle consegne dei veicoli coinvolti (molti dei quali anche a marchio Toyota, che controlla la Casa giapponese dal 2016), poi lo stop della produzione e infine alla revoca delle certificazioni per la produzione di alcuni modelli. Come anticipato nelle scorse settimane, il governo giapponese ha incontrato i dirigenti della Daihatsu e della Toyota. Il risultato di questo tavolo ha portato, come prevedibile, a un cambio ai vertici dell’azienda, con le dimissioni degli attuali presidente e amministratore delegato, Soichiro Okudaira e Sunao Matsubayashi.

Non c'è un amministratore delegato. La nuova struttura societaria non prevede un ceo, mentre il nuovo presidente sarà Masahiro Inoue, già responsabile delle divisioni sudamericane della Toyota, affiancato da Masanori Kuwata (responsabile del progetto di elettrificazione della Lexus) in qualità di vicepresidente. Le nomine saranno operative dal 1 marzo 2024: “con questa nuova organizzazione implementeremo in maniera scrupolosa le misure necessarie a evitare il ripetersi di quanto accaduto, con il pieno supporto di Toyota”, si legge in una nota stampa pubblicata oggi. Nel frattempo, fa sapere il neo eletto presidente Inoue, la Daihatsu è uscita dal consorzio CJPT (Commercial Japan Partnership Technologies), fondato insieme a Toyota, Hino, Isuzo e Suzuki, e impegnato nella produzione di veicoli commerciali a basso impatto ambientale.

Presentata la nuova struttura societaria: “Occorre restituire la sovranità ai lavoratori”

Si riparte dalle origini. “Vogliamo nuovamente scusarci con clienti, fornitori, venditori e tutte le comunità in cui si trovano i nostri stabilimenti per quanto avvenuto con le irregolarità nelle certificazioni”, prosegue la Casa. “Già da ieri (12 febbraio, ndr) abbiamo però ripreso la produzione e le consegne di alcuni modelli”. Perché la Daihatsu possa davvero avviare il proprio processo di rinnovamento, è necessario che “ritorni alle sue origini di costruttore focalizzato su veicoli compatti”, con riferimento alle kei car vendute in Giappone. Nei prossimi mesi verrà definito in maniera più precisa e concreta l’apporto della Daihatsu nella produzione dei veicoli Toyota destinati ai mercati esteri.

I lavoratori sono sovrani. Come già aveva ammesso il vicepresidente di Toyota, parte del problema nasce dal non aver individuato il sovraccarico di produzione negli stabilimenti, che “ha portato a superare le capacità produttive ed è alla base delle irregolarità riscontrate”. Per questo motivo la direzione dovrà “tornare nelle linee produttive, ascoltare con attenzione quanto hanno da dire le persone che lavorano lì, e creare un sistema che permetta ai dirigenti di restituire la sovranità al luogo di lavoro”. Ad aprile verrà delineata in maniera più chiara e concreta la struttura della “nuova” Daihatsu, e la direzione verso cui intende muoversi il rinnovato management.

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