Adolfo Urso torna a parlare del settore automobilistico italiano, della necessità di un rilancio e, soprattutto, della possibilità di attrarre un secondo costruttore da affiancare a Stellantis. "L'Italia è l'unico Paese ad avere un solo produttore di auto, è un'anomalia. Abbiamo indicato che ci sia la necessità di un secondo produttore e su questo stiamo lavorando", ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy alla Camera. In aula si sta discutendo di iniziative a tutela del comparto e Urso ha ribadito le intenzioni del governo: "Da diversi mesi stiamo dialogando con tre gruppi cinesi e aziende occidentali, un lavoro gestito anche attraverso una task force dedicata e che pensiamo possa concretizzarsi in tempi sufficientemente rapidi".
BYD, Chery e Saic. Finora sono tre le realtà cinesi a essere uscite fuori dall'ombra: si tratta di BYD, Chery e Saic. La prima ha confermato i contatti avvenuti con il governo italiano nei mesi scorsi, ma ha anche precisato come i rapporti siano cessati dopo la scelta dell'Ungheria per il primo impianto europeo. La Chery, invece, ha ribadito l'intenzione a realizzare un insediamento industriale nel Vecchio continente, indicando l’Italia "tra le possibili opzioni". Analoghe dichiarazioni sono arrivate da Andrea Bartolomeo, responsabile della filiale italiana della Saic: "Vogliamo aprire uno stabilimento in Europa e l’Italia è nella short-list dei Paesi dove realizzare la fabbrica". Nelle ultime settimane sono circolati anche i nomi della Leapmotor, soprattutto alla luce dei legami con Stellantis, della Tesla, della Toyota, della Geely e della Great Wall. "L'obiettivo è invertire la tendenza e far tornare il nostro Paese tra i più produttivi della scala europea", ha proseguito Urso, ribadendo quanto affermato negli ultimi mesi e chiedendo all'intero arco parlamentare una sorta di comunione d'intenti sulla strada del rilancio: "È un momento fondamentale per lo sviluppo del settore dell'automotive, i temi sono numerosi e mi auguro che ci sia una convergenza più ampia possibile sulla strada da percorrere insieme. La transizione verso modelli a contenuta emissione di CO2 impone scelte e azioni che riguardano tanto gli aspetti produttivi e la necessità di incrementare gli attuali volumi delle fabbriche italiane, quanto il supporto alla riqualificazione e alla riconversione della filiera nazionale nonché la riqualificazione delle competenze dei lavoratori".
"Sottovalutata la nascita di Stellantis". Urso è quindi tornato sulle conseguenze per l'Italia della fusione tra Fiat Chrysler e PSA e del mancato ingresso dello Stato italiano nell'azionariato del nuovo conglomerato: "Su Stellantis - ha affermato - condivido le preoccupazioni espresse da tutti i gruppi parlamentari in merito, ma ricordo che l'operazione che ha portato all'incorporazione di FCA in PSA e quindi alla nascita di Stellantis, è avvenuta quattro anni fa. In quell'epoca, nella scorsa legislatura, sono state sottovalutate le ricadute sugli stabilimenti italiani e sull'occupazione. Contrariamente a quanto fatto quattro anni fa dal governo francese, che pretese specifici impegni anche con un intervento sugli assetti azionari. L'impatto sull'indotto è evidente a tutti. Una dinamica preoccupante che ha spinto il governo ad avviare un confronto non privo di tensioni con Stellantis. Un confronto che si è realizzato prima nel tavolo automotive e poi in un tavolo specifico su Stellantis insediato a dicembre".
"Un costruttore non basta". "Il raggiungimento di una soglia di produzione minima è condizione necessaria per la salvaguardia della componentistica costituita da oltre 2.200 imprese che il mondo ci invidia", ha continuato Urso. "E proprio la salvaguardia della competitività della filiera italiana costituiscono l'obiettivo principale nel lavoro che stiamo conducendo nel settore auto". Secondo il ministro, 1,3 milioni di veicoli sono la soglia minima per "tutelare le imprese dell'indotto nella conversione ambientale. Se Stellantis dovesse mantenere l'impegno di raggiungere la soglia di 1 milione, questa soglia non sarebbe comunque sufficiente a mantenere l'intera filiera. Non possiamo chiedere a un unico gruppo di farsene carico". Infine, Urso ha rimarcato la possibilità di rivedere gli attuali incentivi pur di sostenere le attività industriali: "Se non dovessimo registrare un contributo significativo nella produzione delle auto, le risorse destinate agli incentivi finora, pari a 5,3 miliardi di euro, saranno destinate a sostenere direttamente l'Automotive: l'ho già detto a Stellantis. La politica non deve puntare ad incentivare solo i consumi, ma anche a promuovere la produzione. Altrimenti, ci troveremo a consumare prodotti fatti da altri, magari con concorrenza sleale".
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