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Stellantis
Fim-Cisl: "La produzione italiana continua a calare"

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La Fim-Cisl lancia torna a lanciare l'allarme sull'industria dell'auto italiana e in particolare sulla situazione delle fabbriche Stellantis: "I dati della produzione nei primi tre mesi del 2025 evidenziano un peggioramento rispetto al 2024", quando i volumi sono scesi a un livello visto "solo nel 1956". Stando al report trimestrale, tra gennaio e marzo sono stati assemblati 109.900 veicoli, il 35,5% in meno rispetto al pari periodo dell'anno scorso a causa di un -42,5% per le autovetture (60.533 unità) e di un -24,2% per i commerciali leggeri di Atessa (-24,2%). "In tutti gli stabilimenti di produzione delle auto abbiamo riscontrato una situazione particolarmente negativa, contrariamente all’anno precedente dove almeno Pomigliano d’Arco rappresentava un’eccezione positiva", evidenzia ancora l'organizzazione sindacale, fornendo uno spaccato di ogni singolo impianto. Mirafiori perde il 22,2% (9.860 unità prodotte di cui 9.790 Fiat 500e), Modena il 71,4% (30), Cassino il 45,5% (4.655), Pomigliano il 36,9% (37.097), Melfi il 64,6% (8.890). 

"Il 2025 sarà peggio". "Le previsioni negative che abbiamo stimato a fine anno peggioreranno sicuramente nel 2025, con un ulteriore aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso di ammortizzatori, coinvolgendo quasi la metà dei dipendenti", spiega la Fim-Cisl. "Viste le dichiarazioni dei vertici di Stellantis negli ultimi incontri istituzionali, non ci aspettavamo un miglioramento ma nemmeno un dato così negativo". Detto questo, l'organizzazione conta sul Piano per l'Italia per invertire la rotta anche se non mancano alcune riserve: "Sicuramente è un cambio di impostazione, con un piano di investimenti aggiuntivo al precedente, ma continuano a mancare ancora risposte importanti sulla Gigafactory di Termoli e sul rilancio di Maserati e altri aspetti che saranno oggetto di verifiche nei prossimi mesi con Stellantis e governo". I problemi, però, vengono anche dall'esterno: "Il crollo dei volumi sui mercati e la transizione verso elettrico e digitale, ai quali ora si aggiungono i dazi sulle auto europee, prima minacciati e poi introdotti dagli Usa, rappresentano una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa tutta l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante", conclude il sindacato, criticando ancora una volta il Piano d'Azione della Commissione Ue. Bollato come "del tutto insufficiente e inadeguato per difendere e rilanciare il settore".

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