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Industria e Finanza

Geely
Stop ai progetti di nuove fabbriche

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I problemi dell'industria automobilistica cinese sono ormai noti: sovracapacità produttiva, guerra dei prezzi, concorrenza sempre più intensa e ai limiti del consentito, eccessiva frammentazione. Lo sanno bene gli occidentali, alle prese con la necessità di affrontare le conseguenze delle criticità del Dragone, ma ne sono consapevoli anche gli stessi cinesi, a partire dalle autorità centrali per arrivare a manager e imprenditore del settore. È il caso di Li Shufu: il fondatore e presidente del colosso Geely ha annunciato l'intenzione di fermare tutti i progetti per la realizzazione di nuove fabbriche. "L'industria automobilistica globale è impantanata in gravi problemi di sovracapacità, per cui abbiamo deciso di smettere di costruire nuovi impianti di auto", ha affermato l'imprenditore in un video pubblicato online in occasione del Salone dell'Auto di Chongqing.

Svolta strategica. La Geely eviterà dunque di ampliare il suo perimetro operativo per privilegiare, per esempio, le attività di miglioramento delle capacità stesse e delle competenze in ambito tecnologico. La svolta annunciata da Li Shufu non deve stupire perché già nei mesi passati il gruppo automobilistico cinese aveva fornito indicazioni chiare su un cambiamento di approccio operativo: la Geely e la sua controllante Zhejiang Geely Holding Group hanno intrapreso un percorso di razionalizzazione delle partecipazioni e delle attività, avviando anche programmi di efficientamento con l'obiettivo di resistere a una guerra dei prezzi che in Cina sta raggiungendo livelli preoccupanti per la redditività delle aziende e quindi per la sostenibilità economica dell'intera industria. Detto questo, c'è un aspetto da non trascurare nell'annuncio: Geely è uno dei maggiori produttori di auto cinesi e pertanto la decisione di fermare i progetti di nuovi impianti potrebbe essere seguita da altri concorrenti, alleviando, almeno in parte, le pressioni sull'industria del Dragone e, di riflesso, di altre aree del mondo. Il boom delle esportazioni cinesi e la relativa invasione di alcuni mercati come l'Europa sono anche una diretta conseguenza dell'eccesso di capacità produttiva delle fabbriche cinesi.

Altre opportunità. Del resto la Geely sa bene che la presenza di impianti dismessi o sottoutilizzati creano delle interessanti opportunità in giro per il mondo. A tal proposito, Li non ha escluso la possibilità di sfruttare capacità inutilizzata grazie ai rapporti amichevoli instaurati negli ultimi anni con l'industria occidentale. È quanto sta già avvenendo con la Renault: la Geely ha siglato accordo per utilizzare le fabbriche di Busan (Corea del Sud) e di São José dos Pinhais, nello Stato brasiliano di Paraná, e quindi sostenere le sue ambizioni globali senza dover spendere ingenti capitali per nuove strutture industriali. 

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