Le vendite in calo in Cina e i dazi Usa per il Regno Unito pesano sui conti dell’Aston Martin, che ha appena emesso un profit warning: l’allarme, con le azioni della società britannica scese fino al 7%, si traduce in un utile operativo rettificato in pareggio nel 2025. Inoltre, andranno messi a bilancio gli investimenti in software e una sterlina più forte, riferisce la Reuters.
“Patto” particolare. Firmato a giugno, l’accordo commerciale fra Gran Bretagna e Washington si basa su quote per le auto britanniche che gli States importano: 25.000 vetture prodotte nel Regno Unito ogni trimestre beneficiano di un dazio del 10%, mentre le unità in più che entrano negli Usa sono soggette a un’imposta del 27,5%. Insomma, chi prima arriva in terra statunitense, meno viene tassato.
Più intricato. Stando all’Aston Martin, questo meccanismo complica la pianificazione finanziaria per il 2025 e forse anche per il 2026. Tant’è vero che il Ceo Adrian Hallmark esorta il governo britannico a trovare una soluzione diversa, che garantisca “un accesso equo per l’intera industria automobilistica del Regno Unito: il 10% su base continuativa”. Dopo lo stop per liquidare le scorte, il costruttore di Gaydon ha ripreso le spedizioni di auto negli Stati Uniti a giugno.
Ko in Cina. Resta bassa la domanda nella regione Asia-Pacifico, che rappresenta un quarto dei ricavi: l’Aston Martin parla di vendite in un mercato cinese molto stagnante, con un’economia in rallentamento.
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