Torna sotto i riflettori la cessione di Italdesign. Da tempo si vocifera di un possibile interesse da parte di un gruppo statunitense, ma di proprietà indiana, pronto a rilevare l'azienda di Moncalieri dal gruppo Volkswagen; non sono però esclusi altri sviluppi ed è il caso, dunque, di fare un breve riepilogo. Anche perché il "dossier" sembra entrato nella fase più calda.
Le voci sulla cessione e sulla Ust Global
Le prime voci sulla cessione risalgono all'inizio di maggio, quando spuntano indiscrezioni su una comunicazione inviata dai vertici ai rappresentanti sindacali: il gruppo Volkswagen, nel quadro di un più ampio processo di revisione delle sue attività, inizia a esaminare tutte le opzioni sul tavolo, tra cui, per l'appunto, la cessione. La vendita non è legata a eventuali problemi della società torinese, bensì alle difficoltà che stanno investendo l'intero settore dell'auto e il costruttore tedesco. Le voci vengono poi confermate durate un'assemblea dei lavoratori e vengono rafforzate da ulteriori indiscrezioni sull'interesse da parte di almeno quattro realtà attive nel campo della progettazione e dell'ingegneria. A fine luglio spunta il nome del gruppo in prima fila per rilevare l'Italdesign. Si tratta di un'azienda americana controllata da investitori indiani e con oltre 33 mila dipendenti, la Ust Global: è intenzionata, a quanto pare, a rilevare il 60% del capitale della società fondata da Giorgetto Giugiaro, ma i sindacati temono la sua focalizzazione nel mondo dell'informatica e la scarsa presenza nell'automotive.

C'entra anche Audi
Negli ultimi giorni, i rappresentanti dei lavoratori hanno quindi rinnovato le loro preoccupazioni su un processo di vendita destinato a concludersi all'inizio del 2026 se non prima (c'è anche l'ipotesi che una decisione definitiva venga presa tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre). Si temono, per esempio, gli effetti a catena di un rimpasto all'interno del prima fila manageriale dell'Audi, controllante diretta della Italdesign: infatti, due giorni fa ha rassegnato le dimissioni la responsabile degli Acquisti, Renate Vachenauer (nella foto qui sotto). Cosa c'entra con l'Italdesign? C'entra, perché Vachenauer era il presidente e in tale veste, secondo Gianni Mannori della Fiom torinese, era "fra i più restii alla vendita". Il suo addio a Ingolstadt "ci induce a pensare che la cessione a Ust sia sempre più vicina", aggiunge il sindacalista, ribadendo la richiesta a Regione Piemonte e governo di "urgentemente per monitorare una situazione che rischia di dissolvere un'esperienza italiana del design di altissimo livello e le elevate competenze dei suoi lavoratori". "Non vorremmo - avvisa Mannori - ritrovarci con una tardiva attenzione delle istituzioni, a giochi conclusi".

In campo una cordata italiana?
Dello stesso avviso, Eugenio Razelli, uno dei veterani della filiera dell'auto (è stato per decenni alla Fiat, guidando, tra le altre cose, la Magneti Marelli), che in un'intervista al Corriere della Sera manifesta tutte le sue perplessità. A suo avviso, infatti, la cessione di Italdesign "rischia di essere l’ennesimo delitto industriale che tocca il nostro territorio: la filiera dell’auto e dell’industria non può restare a guardare". E difatti qualcosa si sta muovendo in questi giorni, con il tentativo di formare una "cordata italiana" alternativa alla Ust da parte del broker assicurativo e finanziario Massimo Pavan. Razelli rivela come da tempo Pavan stia cercando "una sponda in Cdp (Cassa depositi e prestiti, ndr)" e aggiunge ulteriori dettagli: "Pavan ha radunato manager e imprenditori per cercare di trovare soluzioni alternative alla vendita dell’ultima grande azienda di progettazione di auto del nostro Paese. Ha chiesto ad Amedeo Felisa, ex Aston Martin e Ferrari, e a Paolo Scudieri che guida un gruppo da due miliardi". Ora bisogna vedere se la cordata troverà una forma concreta e, soprattutto, se presenterà un'offerta. Per Razelli ne "vale la pena", perché Italdesign "è una bellissima società, che può crescere ancora". "Dico di più. Sotto la proprietà Volkswagen, l’azienda fondata da Giugiaro aveva meno margini per collaborare con altre case", prosegue l'ex numero uno della Magneti Marelli., facendo l'esempio di Stellantis: "Se davvero tornerà sviluppo per Alfa Romeo e Maserati, Italdesign al 100% italiana potrebbe essere un ottimo partner".
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