Lo stop alle auto diesel e benzina nel 2035 crea nuove tensioni tra i governi europei. I fronti sono ormai chiari: da una parte l’asse italo-tedesco, favorevole a una revoca del divieto alla vendita di auto tradizionali tra dieci anni; dall’altra, il sodalizio tra Francia e Spagna, contrarie alla cancellazione del bando o all'introduzione di deroghe per alcune tecnologie.
La lettera di Francia e Spagna
In una lettera congiunta inviata a Bruxelles, Parigi e Madrid hanno ribadito il loro sostegno alla scadenza del 2035. A loro avviso, la prevista revisione dei regolamenti non deve mettere “in alcun modo in discussione l'obiettivo delle emissioni zero" nel 2035: "Tale scadenza è un riferimento imprescindibile per il settore automotive perché condiziona il proseguimento di progetti industriali, come le gigafactory di batterie”. Nella lettera si sostiene la necessità di garantire delle "flessibilità", a patto, però, che vadano a vantaggio dell'industria. È il caso di eventuali supercrediti per piccole elettriche ‘made in Europe’. Parigi e Madrid sono, invece, contrarie all’ipotesi di deroghe per le ibride plug-in dopo il 2035.

La posizione di Italia e Germania
La lettera segue un’analoga missiva inviata da Roma e Berlino, stavolta il 6 ottobre, per chiedere un rapido cambio di rotta a Bruxelles (parte del governo tedesco, tra cui il cancelliere Friedrich Merz, vuole esplicitamente la revoca del bando perseguita dal governo Meloni) ed è l’ennesimo segnale di crescenti tensioni in vista della revisione dei regolamenti prevista alla fine dell'anno. Il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha fatto molte aperture, per esempio sulle e-Car e i biocarburanti, ma altri commissari stanno frenando su eventuali deroghe e hanno escluso qualsiasi dietrofront. È la dimostrazione – l’ennesima – di quanto il bando delle endotermiche sia divisivo tra i Paesi Ue e in seno alle istituzioni comunitarie.
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