Percorso
Lasciate alle spalle Forlì e imboccate la statale 67 (la Tosco-Romagnola). Dopo una trentina di chilometri ci si trova a Rocca di San Casciano e, oltrepassata Portico di Romagna, si comincia a salire in quota. Dopo San Benedetto in Alpe, una serie di tornanti consente di passare dai 500 metri ai 907 metri di altitudine del passo del Muraglione. Da qui si scende fino a San Godenzo e Dicomano, lasciandosi sulla sinistra i monti Campaccio e Falterona. Tiriamo infine dritto percorrendo una delle strade del Chianti di Rufina e Pomino. Da qui a Firenze sono poco meno di 20 chilometri.

Cosa vedere
Piazza Aurelio Saffi è il cuore di Forlì: ci si trova la chiesa dedicata al patrono San Mercuriale (costruita nel XII secolo) che contiene al proprio interno il sepolcro scolpito da Francesco di Simone Ferrucci in onore di Barbara Manfredi, prima moglie di Pino III Ordelaffi, signore della città. A lato sorge il campanile romanico, alto 72 metri. Sempre sulla piazza si ergono il palazzo delle Poste, il palazzo Comunale, il palazzo del Podestà e il palazzo Alberini.
Percorrendo via delle Torri si raggiungono piazza Ordelaffi e piazza del Duomo, spazi contigui su cui sorge il Duomo (già chiesa di Santa Croce) e palazzo Paolucci Piazza (dal nome delle famiglie nobiliari sue proprietarie), eretto nel XVII secolo su modello del palazzo Farnese e palazzo del Laterano a Roma.
Importanti anche il complesso museale di San Domenico; la Rocca di Ravaldino costruita nel XIV secolo e ampliata per volere di Caterina Sforza; la chiesa del Carmine; la chiesa di San Pellegrino e la Pinacoteca Comunale (che ospita due opere del Beato Angelico, e altre del Guercino e del Canova).

Si procede fino a Rocca di San Casciano, nella valle del fiume Montone. Il centro del paese è piazza Garibaldi ? detta "a baccalà" per la sua forma triangolare ? caratterizzata da portici bassi, già di influenza toscana. Qui si affacciano il palazzo Pretorio, la seicentesca Torre Civica (l'orologio risale alla fine del Cinquecento) e la chiesa del Suffragio, edificata nel 1661dopo che un terremoto rese inagibile l'antica pieve. Dalla piazza si raggiunge il ponte Vecchio (del XVII secolo) da cui si può ammirare l'ansa creata dal fiume Montone. Notevoli la chiesa di Santa Maria delle Lacrime (conserva un fonte battesimale del 1450) e l'abbazia di San Donnino in Soglio, uno dei monasteri benedettini più antichi di Romagna e Toscana. In marzo, a san Giuseppe, il paese ospita la Festa dei Falò, durante la quale i rioni si contendono il primato del falò di maggiore durata e dalle fiamme più alte.

Si sale quindi al Passo del Muraglione che attraversa un tratto del parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Sulla cima la strada è divisa in due da un muro, che separa i sensi di marcia, e regge le lapidi che celebrano l'opera stradale costruita due secoli fa (è il cosiddetto "muro della memoria").
Scendendo verso San Godenzo , già in provincia di Firenze, merita un'altra sosta alla suggestiva abbazia benedettina (nella cripta sarebbe conservato il corpo mummificato del santo), costruita nel 1028 per volere del vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro. Si tratta di un raro esempio di architettura romanica in Toscana.
Proseguendo ecco Dicomano, posto sul corso del torrente Comano, poco prima della sua confluenza con il fiume Sieve. Notevoli l'oratorio di Sant'Onofrio (esempio di Neoclassicismo italiano), la Pieve di Santa Maria che sovrasta l'abitato e, nel borgo, il palazzo delle Scuole (oggi Municipio) e i palazzi delle Pozze e della Nave.
Procedendo lungo una delle strade del Chianti di Rufina e Pomino (non a caso qui sorge un "museo della vite e del vino di Rufina") si attraverso il centro abitato di Pontassieve (il nome si deve al ponte mediceo sul fiume Sieve).
Da qui, dopo una ventina di chilometri, si raggiunge Firenze.
In nome della gola

Il percorso di snoda soprattutto in montagna, fra i boschi, ma sia alla partenza sia all'arrivo l'itinerario si svolge fra vigneti che uniscono le eccellenze romagnole (sangiovese, pagadebit, albana) a quelle toscane (il chianti Rufina, il cosiddetto "chianti di Montagna", e il Pomino doc). E poi ci sono i castagneti e i loro frutti, cioè i con cui si cucinava la pattona, (polenta di castagne tagliata a fette come il pane e spalmata di ricotta e raveggiolo del Mugello, un formaggio a pasta bianca, tenera, dal sapore delicato, quasi dolce, leggermente burroso). Proprio qui nasce la qualità di castagne più pregiata: il marrone del Mugello.