Il concetto di valore residuo è ormai entrato nel lessico quotidiano, quando si parla di auto: un tempo era un argomento più per addetti ai lavori e i consumatori lo prendevano in considerazione, forse, solo al momento dell'acquisto di un veicolo. Oggi, invece, è tema anche di dibattito, ancor più dopo la guerra dei prezzi scatenata dalla Tesla, che ha spinto in forte ribasso le valutazioni delle Bev. Scontato chiedersi che cosa stia succedendo, invece, tra le ibride, visto che ormai rappresentano buona parte del mercato e sono prossime a superare, in termini di quote, le tecnologie tradizionali.
Top ten - Ibride mild e full
La nostra analisi. Per trovare una risposta, prima abbiamo selezionato i modelli presenti nelle top ten delle immatricolazioni delle ibride non ricaricabili (Mhev e Hev) e delle plug-in (Phev), secondo i dati Unrae del primo semestre. Poi, per ognuna di quelle auto, la banca dati di Quattroruote Professional ha estrapolato il valore residuo a tre e a cinque anni dall'acquisto, ovvero le tempistiche di riferimento in caso di contratti di finanziamento, leasing e noleggio. Per ogni modello (la Fiat 500, nella versione ibrida, è appena uscita di produzione), trovate quindi il prezzo di listino dell'allestimento base (sono dunque escluse eventuali promozioni delle Case o delle concessionarie) e, appunto, i valori residui in percentuale. L'analisi rivela che tra le ibride non ricaricabili sono le giapponesi (Toyota in primis) a spuntare le migliori valutazioni, mentre tra le plug-in vincono i marchi premium tedeschi Audi e BMW.
Top ten - Ibride mild e full
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