Milano ko sull'affaire Linate: illegittimi i verbali allo scalo
Un altro punto, l’ennesimo, a favore della legalità nella battaglia tra alcuni cittadini dell’hinterland milanese, guidati dall’ex comandante della polizia municipale di Segrate, Franco Fabietti, e la polizia municipale di Milano. La giudice di pace Rossella Barbaro ha accolto il ricorso di una cittadina contro l’ordinanza-ingiunzione con cui il prefetto aveva, invece, respinto l’opposizione a una multa elevata dalla polizia municipale del capoluogo lombardo nel piazzale antistante l’aerostazione di Linate. Condannando, altresì, il ministero dell’interno a rimborsare alla signora i 43 euro di contributo unificato. Il motivo? “La polizia locale ha gestito l’accertamento delle infrazioni extraterritorialmente”.
Interessi colossali. Una storia apparentemente minima ma dietro la quale, da molti anni, si celano interessi colossali e illegalità diffuse e che merita di essere raccontata nel dettaglio. Il fatto è che da sempre a Milano, la città già passata alla storia per lo scandalo della notifica di centinaia di migliaia di verbali prescritti e, poi, per avere inventato l’accertamento postdatato delle violazioni per rendere validi verbali altrimenti prescritti, accade un’altra cosa parecchio strana, diciamo così: la polizia locale presidia il piazzale antistante l’aeroporto di Linate e sanziona chi viola le norme sulla sosta o circola sulle corsie preferenziali.
Linate è nel comune di Segrate. Che c’è di strano? Che quelle strade sono nel comune di Segrate (e in piccola parte in quello di Peschiera Borromeo), mentre solo il viale che conduce all’aeroporto, viale Forlanini, è sotto la competenza del comune di Milano. E la legge, cioè il Codice della strada, stabilisce, all’articolo 12, il principio fondamentale della territorialità: “L'espletamento dei servizi di polizia stradale previsti dal presente codice spetta ai Corpi e ai servizi di polizia municipale nell'ambito del territorio di competenza”. Insomma, fuori dal proprio comune gli agenti non possono operare. Tranne in presenza di appositi accordi, stipulati tra diverse amministrazioni, per la gestione comune degli uffici di polizia dei rispettivi enti. Intesa che, nel caso in questione, fu effettivamente firmata nel 2012 (ma, si scoprì anni dopo, solo per 12 mesi).
L’Enac si schiera dalla parte di Milano. Nonostante ciò, da anni Palazzo Marino invia in trasferta a Segrate i propri agenti. La prima volta che qualcuno fece sommessamente notare ai dirigenti del corpo che non si poteva fare, si trovò un escamotage fantasioso anzichennò. Siccome l’articolo 6 del Codice della strada stabilisce che “nell'ambito degli aeroporti aperti al traffico aereo civile … la competenza a disciplinare la circolazione delle strade interne aperte all'uso pubblico è riservata … al direttore della circoscrizione aeroportuale competente per territorio, il quale vi provvede a mezzo di ordinanze in conformità alle norme del presente codice”, il 16 luglio 2015 l’Enac stabilì, con apposita ordinanza (la n° 7/2015) che “la circolazione, la fermata, la sosta e il transito dei veicoli autorizzati all’accesso nelle corsie riservate, delimitate e individuate da apposita segnaletica, presso gli arrivi e le partenze dell’aeroporto di Milano Linate … saranno controllati anche da apposita strumentazione elettronica collegata con la centrale del traffico del comune di Milano che provvederà all’applicazione del regime sanzionatorio”.
I giudici accolgono i ricorsi, il prefetto no. Che c’era di strano? Che l’ordinanza, autorizzando un comune diverso da quello di competenza, non era stata emanata “in conformità alle norme del presente codice”. In poche parole, violava la legge. Nessuno se ne accorse (?) oppure tutti fecero finta di non accorgersene. Tranne qualche indomito cittadino, come l’ex comandante dei vigili di Segrate, Franco Fabietti, appunto, che continuò a portare avanti la sua battaglia per la legalità. Tant’è vero che i pochi ricorsi presentati (la gente, si sa, le multe preferisce pagarle anche quando sono illegittime, visto che fare opposizione costa un sacco di soldi, 43 euro di contributo unificato più il costo della raccomandata A.R., e richiede un bel po’ di tempo, soprattutto in occasione delle udienze), venivano generalmente accolti dai giudici di pace (ma non, incredibilmente, dal prefetto!).
La coda di paglia di Palazzo Marino. Che le cose non fossero proprio cristalline, peraltro, lo dimostravano gli stessi verbali, che alla voce “località” in cui era stata commessa la violazione non riportavano più la “locuzione” “Milano – Linate piazzale arrivi” bensì la più generica “Linate – piazzale arrivi”, omettendo accuratamente di indicare, in violazione della legge, il comune, cioè quello di Segrate.
L’Enac fa marcia indietro… A un certo punto l’Enac, in seguito alle censure dei giudici di pace, decise, finalmente, di rientrare nell’ambito della legalità. Sicché con l’ordinanza 1/2017 revocò l’ordinanza 7/2015 “sostituendola con altra, rispettosa dei criteri già ritenuti prevalenti da questo giudice”, come si legge nella sentenza della giudice Rossella Barbaro. Nella nuova ordinanza, infatti, si legge che “le polizie locali dei territori su cui insiste l’aeroporto di Linate hanno titolo di espletare le rispettive attività di vigilanza e accertamento delle violazioni in materia di sosta e circolazione dei mezzi”. Insomma, nessun cenno al comune di Milano, ma solo un riferimento a più polizie locali nei rispettivi territori. E, dunque, Segrate nel piazzale antistante l’aerostazione.
Palazzo Marino, invece, va avanti. Un’ordinanza che però è stata del tutto ignorata dall'amministrazione meneghina, che ha continuato, come se nulla fosse, a far presidiare la zona dai propri agenti e a "staccare" migliaia di multe all’anno. Multe giustamente annullate dai giudice di pace.
Prefettura e magistratura stanno a guardare. Al di là dell’incredibile pervicacia con cui il comune di Milano continua a fare multe al di fuori del proprio territorio, due cose, in questa storia fanno impressione: da un lato l’indifferenza delle istituzioni, prefettura e magistratura, alle quali, peraltro, l'ex comandante Fabietti ha presentato più esposti sulla vicenda; dall’altro l’indifferenza del comune di Segrate. Possibile che il prefetto e i magistrati non abbiano nulla da dire sulla vicenda? E perché il comune di Segrate si lascia espropriare senza fiatare di un pezzo importante del proprio territorio?
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