A pochi giorni dalla presentazione ufficiale - a Roma, il 20 giugno - del suo Rapporto 2023, l’Aniasa torna a commentare i risultati contrastanti del settore del car sharing. L’associazione del noleggio e delle forme innovative di mobilità rileva che nel 2022 il comparto delle auto condivise ha ripreso a crescere, ma i numeri sono ancora la metà rispetto al periodo antecedente la pandemia. Una situazione che, secondo il presidente dell’organizzazione, Alberto Viano, è dovuta alla scarsa attenzione delle amministrazioni locali al fenomeno. I 5.630.000 noleggi effettuati durante lo scorso anno rappresentano una crescita di oltre il tre percento sul precedente, ma ancora lontani dai 13 milioni del 2019. Stabili a 2.450.000 gli utenti iscritti, mentre si è dimezzata la flotta, a 3.650 veicoli, contro i 6.500 del 2018 e 2019, sempre concentrata all’80% a Milano e Roma, con una quota di modelli elettrici in aumento.

Mancato riconoscimento. Fra le ragioni del calo ci sono la carenza di prodotto e l’allungamento dei tempi di riparazione conseguente alla penuria di parti di ricambio. Fra quelli strutturali, diversi ostacoli politico-amministrativi, che Viano sintetizza nel mancato riconoscimento del car sharing da parte degli enti locali quale soluzione per ottimizzare l’utilizzo delle vetture e ridurre il congestionamento e le emissioni dei veicoli circolanti nelle città, che si traduce in costi difficilmente sostenibili per gli operatori del servizio. Secondo lo stesso presidente dell’Aniasa, è necessario favorire lo sviluppo di sinergie fra le amministrazioni e le aziende, abolire dove ancora richiesti i canoni annuali che alcune città pretendono per ogni singolo veicolo, includere il servizio fra quelli previsti nel Buono Mobilità e parificare l’Iva (10 anziché 20 percento) a quella pervista per taxi, autobus, aerei, ferrovie e noleggio con conducente. Quest’ultima proposta è già stata presentata ai ministeri competenti, perché sia inserita nel Ddl sulla riforma fiscale.
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