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Nuovi Modelli

Mercedes EQC
Una rivoluzionaria in abiti borghesi

Roberto Lo Vecchio da Stoccolma, Roberto Lo Vecchio
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Il 4 settembre sarà per la Daimler una data da ricordare. La presentazione della Mercedes EQC, prima di una inedita famiglia di auto a batteria, è un evento di grande portata per la Casa della stella. La EQC apre ufficialmente l’era dell’elettrico per il marchio tedesco (non contiamo la Smart, marchio a sé, e neppure la Classe B elettrica, poco più che un esperimento). Ebbene, come si presenta, la nuova auto, a questo appuntamento storico? Con prudenza, come del resto le concorrenti in procinto di presentazione. Ci spieghiamo subito.

Il design: piacevole, ma conservatore. Se vi aspettavate una rivoluzione, il cosiddetto effetto “wow”, rimarrete un po’ delusi. La EQC è sicuramente una bella auto, molto equilibrata, con proporzioni corrette, un tetto leggermente più basso di una Suv di classe equivalente, ma non tanto da comprometterne l’abitabilità, e quella pulizia formale che caratterizza le ultime Mercedes. La specificità elettrica, però, è affidata soltanto a una cornice nera - a Stoccarda lo chiamano black panel - che integra i fari e circonda la calandra. A proposito, quest’ultima è tradizionale (“Se ci avessimo rinunciato”, spiega Robert Lesnik, capo del design degli esterni, “la macchina avrebbe perduto carattere e personalità“). Sopra ad essa, a filo del cofano motore, una striscia a led che unisce le ciglia delle luci diurne è l’altro elemento di novità. Anche i fari posteriori sono uniti da una fascia luminosa che corre per tutta la coda. “È vero che anche alcuni concorrenti hanno adottato questa soluzione, ma noi l’abbiamo scelta per richiamare l’andamento del frontale e come elemento specificamente distintivo della linea EQ”, dice Lesnik. Quindi lo ritroveremo sugli altri modelli della famiglia.

La piattaforma: dedicata, ma non del tutto. “La EQC nasce su un’architettura ad hoc, ma con elementi condivisi con la GLC, il che ci permette di produrla sulla stessa linea”, spiega Arnhelm Mittelbach, direttore produzione della EQC e della fascia C in genere. Il pianale che ospita il pacco batterie è tutto nuovo, con tutta una serie di accorgimenti pensati per garantire la sicurezza delle batterie, secondo gli (elevati) standard Mercedes. Ma gli elementi in comune con il resto della produzione tradizionale non giocano, per esempio, a favore del peso: rispetto a un’analogo modello a combustione la EQC si libera del peso del motore a scoppio, ma aggiunge, oltre alle due unità elettriche, 650 chili di batterie. Il risultato è che sulla bilancia l’ago si ferma a quasi due tonnellate e mezza.

La produzione: condivisa, in nome della flessibilità. Come accennato, la EQC condivide la linea produttiva con le vetture di fascia C, GLC in primis. Una scelta motivata dalle economie di scala e dalla prudenza: di fronte a un andamento della domanda di Bev, cioè di veicoli puramente elettrici, difficilmente preventivabile, la condivisione della linea produttiva consente il massimo della flessibilità tra un modello e gli altri a seconda delle richieste del mercato. Una linea prudenziale condivisa anche da altri concorrenti: per esempio la BMW, che ha deciso di produrre sulle medesime piattaforme tutte le propulsioni: a combustione, ibride ed elettriche pure.

La carrozzeria: da Suv, per andare sul sicuro. Insomma, la sensazione è che, con automobili come la EQC, la rivoluzione elettrica sia, sì, alle porte, ma che i produttori non vogliano fare il passo più lungo della gamba. Con Jaguar I-Pace, Mercedes EQC e Audi e-tron (sarà svelata tra una decina di giorni), le auto elettriche premium di serie, da usare tutti i giorni, stanno davvero arrivando sul mercato. Ma non possiamo dimenticare che siamo in una fase iniziale, con autonomia ancora limitata, infrastrutture insufficienti e un pubblico tutto da conquistare. Non è un caso che i produttori puntino sulla carrozzeria Suv, tanto popolare, per quanto non esattamente l’ideale in termini di efficienza.

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