Pear in inglese - lo intuisce, per somiglianza fonetica, anche chi l’inglese non lo sa - significa pera. Ma non per Enrik Fisker, che ha battezzato così il suo secondo progetto di veicolo elettrico dopo la Suv Ocean (in arrivo anche in Europa nel corso dell’anno) in riferimento non al dolce frutto invernale ma ad alcune caratteristiche intrinseche dell’auto che sarebbero riassunte nella definizione di Personal electric automotive revolution. Pear, per l’appunto. Ma, poi, chiaro che l’assonanza con il prodotto alimentare ispira simpatia e, nel caso che il nome resti appiccicato anche all’oggetto commerciale finale, potrebbe persino diventare un’arma di marketing, chissà… Per saperlo, però, dovremo aspettare fino al 2024, quando la “Pera” di Fisker uscirà da un impianto in Ohio, Usa, della Foxconn, la società di elettronica con cui l'azienda californiana ha stretto una partnership per la produzione, e arriverà sul mercato.

Una proposta per la città. Ma perché ne parliamo ora e soprattutto qui, nella sezione che – sotto la definizione Car and the City – raccoglie argomenti diversi ma tutti accomunati da tematiche “urbane”? Al secondo quesito è facile rispondere: perché la Fisker Automotive definisce la Pear (ma ce la lasciate, da qui in avanti, chiamare confidenzialmente Pera, in italiano, che è più facile immediato?) un “urban EV”, cioè un veicolo elettrico urbano, per quanto le sue dimensioni non sarebbero urbane in senso stretto, almeno per come le intendiamo noi in Europa: la Casa californiana parla, infatti, di circa quattro metri e mezzo. Per il resto, ha rilasciato poche informazioni e un’immagine teaser ripresa dall’alto: un grado di riservatezza normale per un’auto la cui produzione inizierà tra circa due anni. Il che ci riporta al primo quesito: perché, della Pera, parliamo ora?
A partire da 30 mila dollari. Ne parliamo ora perché Enrik Fisker, non soltanto ha iniziato a far circolare indiscrezioni, ma ne ha anche aperto i preordini, almeno negli Usa. L’imprenditore, ex designer alla BMW, prende ovviamente a modello la strategia di Elon Musk, che ha pagato parte dello sviluppo della Model 3 e poi del Cybertruck con i depositi preventivi dei potenziali clienti interessati. Se dunque, sedotti dalle belle linee pulite e avanguardiste della Ocean, alcuni automobilisti decidono di puntare al buio sulla Pera, possono lasciare un deposito – poco più che simbolico, 250 dollari (più altri 100 più avanti) – che verrà loro restituito nel caso, alla fine, non desiderino più procedere all’acquisto. Il via libera alle prenotazioni significa che della Pera è stato indicato il prezzo di accesso: 29.900 dollari, al netto delle tasse e degli incentivi governativi. Al cambio attuale farebbe 26.400 euro, ma è chiaro che, per la diversa struttura dei mercati statunitense ed europeo, non si può fare un’equivalenza né ci si può aspettare un prezzo altrettanto competitivo nel Vecchio continente.

Nella foto, Henrik Fisker
Guida sportiva e soluzioni “smart”. Quanto alle famose caratteristiche a cui l’acronimo Pear, con quell’ultima parolina “revolution”, sembra alludere, non ci sono al momento certezze. La Casa si limita a rivelare che la vettura “mescola sostenibilità, tecnologia e design in un veicolo elettrico urbano per cinque persone, compatto e connesso”. E aggiunge che l’auto vanterà un’impostazione di guida sportiva, comandi intuitivi, un sistema di stivaggio intelligente e una serie di primizie (“industry firsts”). Sull’aspetto, ignoriamo quanto “periforme” possa essere la macchina: dall’immagine in pianta si intuisce un veicolo con un cofano molto corto, le ruote poste alle estremità e una cabina generosa e con superfici vetrate ininterrotte.
Energia (pure) dal sole? Il vetro del tetto ospiterà celle fotovoltaiche come sulla Ocean, capaci di dare una piccola riserva aggiuntiva di energia anche alla propulsione delle ruote? È plausibile, anche se la superficie inferiore a quella della Suv medio-grande costringerebbe a un numero inferiore di celle e quindi a un contributo più limitato al fabbisogno energetico totale del veicolo. Sulle dimensioni abbiamo già detto. Ovvio che a noi suonino grandi per un veicolo cittadino, ma nella logica americana ci può stare. Poi, in realtà, la misura precisa potrebbe essere un po’ al di sotto: il fatto di poter contare su un passo molto ampio, garantito dall’architettura elettrica, permetterebbe di offrire una buona abitabilità per cinque in una taglia esterna contenuta.
Opposta alla Smart. Staremo a vedere. In ogni caso, se il prezzo d’attacco fosse interessante anche nel Vecchio continente, la Pera di Fisker potrebbe ritagliarsi un ruolo particolare tra i veicoli elettrici destinati alle città di domani: non piccolissima ma con molto spazio all’interno per far viaggiare cinque passeggeri in tutta comodità. Con un’impostazione da “people mover”, opposta all’archetipo della Smart fortwo: cioè due posti, taglia small, concepita per gli spostamenti individuali o poco più. Quasi certamente sulla Pear usciranno altre indiscrezioni da qui al lancio. Che ci permetteranno di capire qualcosa di più anche sui tagli delle batterie, sull’autonomia e, appunto, su quanto legittima possa essere la sua partecipazione al club delle “urbane”, che non si gioca soltanto sulle misure ma anche sulle soluzioni di mobilità che metterà in campo.
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