Mentirei se dicessi che l’ho guidata. Già provare una concept, con sedili finti, comandi finti, sterzo pesantissimo e l’imperativo di non superare i 30 all’ora, è un’esperienza più simbolica che reale. Nel caso della Jaguar I-Pace, poi, la guida che a Quattroruote, unica rivista italiana, è stata concessa, consisteva in 200 metri in rettilineo. Punto e basta. Eppure, sedersi a bordo della prima elettrica della Jaguar è comunque un momento topico, che si può vivere immaginando il giorno - molto presto, in realtà, già alla fine dell’anno - in cui potremo farlo con la versione di serie.
Impostazione sportiva. Emozioni da ius primae noctis a parte (in pochi, anche tra i giornalisti, hanno potuto impugnare il volante della I-Pace tra le mani), da questo rapidissimo assaggio si possono trarre alcune osservazioni. Intanto la posizione di guida: per quanto alla Jaguar insistano a chiamare questa vettura una sport utility - e infatti il suffisso Pace la pone di diritto nella stessa stirpe della F-Pace - l’impostazione è molto stradale, oserei dire sportiva. Il punto di seduta piuttosto basso, il volante facilmente in linea con gli avanbracci e ad inclinazione quasi verticale, le gambe relativamente distese. Un ottimo inizio.

Sospensioni di famiglia. Quanto queste premesse troveranno un coerente seguito nel comportamento su strada non sono in grado di dirvelo, per le ragioni di cui sopra. Ma si può essere abbastanza ottimisti guardando lo schema delle sospensioni, con quadrilatero anteriore e bracci multipli (Integral Link, nella denominazione ufficiale della casa) al retrotreno, le stesse di tutti gli ultimi progetti Jaguar. Del resto, se già la F-Pace, con la sua stazza e il suo baricentro inevitabilmente alto, dimostra insospettabili qualità di handling, a maggior ragione dovremmo attendercele da un’auto alta soltanto 156 centimetri e il cui pacco batteria collocato nel pavimento contribuisce ad abbassare il centro di gravità.
Dogmi ribaltati. La seconda osservazione riguarda le proporzioni. Il posto guida è molto avanzato, il che sovverte la classica impostazione Jaguar, come osserva lo stesso capo del design, Ian Callum: “Disegnare la I-Pace è stato molto stimolante. Storicamente l’architettura Jaguar viene identificata così: cofano lungo, cabina arretrata, forma sottile davanti e volumi pieni dietro. Qui, abbiamo ribaltato questo layout: sulla I-Pace hai un cofano relativamente corto, dal momento che non deve contenere l’ingombrante motore a combustione, e bombato, mentre la linea del tetto sfugge via assottigliandosi. Il passo, che sfiora i 3 metri, è anch’esso il risultato della libertà regalataci dall’architettura elettrica, con i motori collocati sui due assi”.

Zero-cento in 4 secondi. Infine, e per l’appunto, la propulsione. I motori elettrici, sincroni a magneti permanenti, sono stati progettati in casa dalla Jaguar per un’erogazione complessiva di 400 cavalli. Nel breve tratto rettilineo dell’estemporaneo test drive, a parte apprezzare l’immediata disponibilità della poderosa coppia di 700 Nm, si sarebbe potuta avvertire l’accelerazione, soltanto ad avere l’opportunità di premere a fondo il pedale destro. Ma, come per tutte le concept, anche qui l’imposizione è di non esagerare, per quanto le foto (miracoli della post-produzione) danno l’illusione che l’I-Pace corresse a oltre 100 km orari. Dunque, lo spunto lo si può soltanto intuire. La Casa promette circa 4 secondi sullo zero-cento. Per ora non ci resta che crederle.

Ah, dimenticavo… Io l’ho guidata per duecento metri, chi la comprerà, secondo la Casa, potrà farlo per 500 km (secondo il ciclo d’omologazione Nedc, nella realtà un po’ meno) prima di ricaricarla. Nell’abitacolo non si può non notare, sotto allo schermo principale da 12” e più a portata di mano, un secondo schermo sempre tattile da 5,5 (ai lati del quale si innestano anche due comandi a rotella di alluminio), che consente di gestire climatizzazione e infotainment. Guarda caso, la stessa impostazione ha fatto capolino sul modello di serie Velar della marca sorella Land Rover: ogni deduzione su come evolveranno, in nome delle sinergie, gli interni delle prossime auto del Gruppo inglese è autorizzata.
Da Londra, Roberto Lo Vecchio
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