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Lamborghini
Al volante della Huracán Evo

Alessio Viola da Bahrein, Alessio Viola
SFOGLIA LA GALLERY

Lamborghini Huracán Evo, come evoluzione. E ci sta. Perché sarebbe semplicemente orribile parlare di restyling al cospetto di una supercar. E poi, l’idea dell’evoluzione è più che mai azzeccata, in questo caso. Perché non è questione di generici aggiornamenti o di nuovi dettagli estetici, che pure ci sono: date un’occhiata al muso e alla coda, per esempio. Qui, l’idea stessa di evoluzione si applica a ciò che più di tutto connota una Lamborghini, ovvero i suoi aspetti dinamici. Com’è giusto che sia, su una supercar.

Il puro piacere della guida. E allora, per cominciare, sono arrivate le ruote posteriori sterzanti, che peraltro non sono una novità assoluta a Sant’Agata: il loro debutto risale a un paio d’anni fa esatti, sulla Aventador S. Non c’era particolare bisogno di un’iniezione di agilità, perché già la prima Huracán, chiamiamola così, non si faceva certo pregare per infilarsi nelle curve. E la cosa bella, tra l’altro, è che lo ha sempre fatto in maniera reattiva ma non improvvisa, con un’efficacia dove le parole impegno e facilità riuscivano a essere perfette alleate. Con un unico scopo: farti scoprire o riscoprire il puro piacere della guida.

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Quattro ruote sterzanti. Con le quattro ruote sterzanti tutto si svolge un gradino più in alto. Che è poi questo il senso della parola evoluzione. È come se il sarto avesse toccato quelle due cuciture che già andavano bene, ma che adesso sono davvero perfette. E che, per continuare nella metafora, adesso ti fanno sentire la Huracán realmente cucita addosso. In definitiva, la Evo sembra quasi che preveda quello che ti serve, più che reagire alle tue richieste. Il resto sono gusti e sensazioni. E non tutte le supercar sono uguali (per fortuna, verrebbe da dire). Non è qui, per esempio, che bisogna cercare quella traboccante furia taurina che da sempre connota le Lambo. Quella è roba da Aventador. Sulla Huracán Evo, le sensazioni sono più moderne e raffinate. Non sei alle prese con un animale da tenere a bada, ma con uno strumento precisissimo con il quale dare corpo ai tuo desideri. Con lei ti puoi confidare, le puoi chiedere aiuto. Non è un giudice severo che ti aspetta al varco, pronto a punire i tuoi errori e far emergere i tuoi limiti. Sembra impossibile unire aggettivi così diversi, ma la Huracán riesce a essere dolce e determinata allo stesso tempo. Non è poco.

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Sul circuito di Manama. In pista la cosa è evidentissima. E questa non è una pista qualsiasi: siamo in Bahrein, sul circuito di Manama, dove si disputa anche il Mondiale di Formula 1. Un giro per ripassare la macchina, un altro per entrare in sintonia con la pista e il resto sono traiettorie perfette e un affiatamento che non viene mai meno. Neppure quando la confidenza si trasforma in quella cattiva consigliera che, a volte, ti spinge a esagerare. Le quattro ruote sterzanti riducono le distanze rispetto a una Performante, dalla quale la Evo mutua il motore. Ora i cavalli sono appunto 640, 30 in più. Anche se vale la pena di essere onesti più del solito, su questo punto: su due piedi, è difficile notarli. Il tempo passa (è ormai in giro da una decina d’anni), ma il V10 continua a essere un grandissimo motore, meravigliosamente capace di prendere i giri. Sa essere impetuoso, in alto diventa travolgente e ogni volta che giochi con il suo allungo infinito vorresti poter staccare le mani e applaudire. Per esempio al fatto che sia un aspirato. Uno dei pochissimi rimasti in un mondo che si è consegnato mani e piedi ai turbo. E per questo atto di resistenza, Stefano Domenicali e Maurizio Reggiani (rispettivamente ceo e direttore tecnico della Lamborghini) meriterebbero di essere inseriti tra i grandi della Terra.

Comandi gestuali. Questo toro sarà appena un pochino più mansueto dei suoi fratelli più strenuamente focosi, ma sulla Huracán l’ossessione per la velocità rimane straordinariamente evidente. Che è poi il lato migliore di quella trazione integrale che a volte (e qui meno che un tempo, va detto) la rende fin troppo perfettina. Soprattutto, questo carico di elettronica non toglie nulla alla guida. Nessuna sensazione di artificialità e, al contrario, quel sano modo analogico di reagire che rappresenta l'essenza stessa della guida. Quella vera. Notarella finale. Le novità della Evo riguardano pure l’impianto multimediale, che ora prevede anche la possibilità di utilizzare i comandi gestuali. Visto il tipo di macchina, verrebbe a malapena voglia di citarli, ma quando li vedi e li usi t’accorgi che è stato fatto un gran lavoro in termini di interfaccia uomo-macchina. Ma mi fermo qui: parlarne in maniera più approfondita avrebbe quasi il sapore del sacrilegio, perché comunque sono ben altre le arti con le quali la Huracán è capace di intrattenere pilota e passeggero.

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