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BMW Z4 M40i
Al volante della spider

Omar Abu Eideh da Campagnano, Omar Abu Eideh
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Z come “Zukunft”, che in tedesco significa futuro, e come la lettera che dal 1989 identifica le spider della BMW. Per progettare la terza edizione della Z4, la Casa bavarese ha guardato al passato del modello, riadottando il classico tetto retrattile di tela, meno pesante rispetto alla precedente copertura metallica. Leggerezza, migliore guidabilità ed efficienza: è questo il trittico progettuale della nuova scoperta monacense.

Anima fieramente GT. Ho provato la nuova Z4 presso l’autodromo di Vallelunga, scelto dalla BMW per il mite e soleggiato clima capitolino. Che, però, ha deciso di latitare. Della roadster piace subito la posizione di guida, bassa e finemente regolabile, e la finitura dell’abitacolo, un buon connubio fra innovazione e tradizione. Il sei cilindri in linea di 3 litri turbo da 340 CV si risveglia dal letargo con un piacevole ruggito: è il bigliettino da visita dalla M40i, la versione più sportiva a listino. Un mezzo che, assicura BMW, gira al Nürburgring in 7:55, sfruttando un corredo che include impianto frenante potenziato, sospensioni adattive e differenziale posteriore autobloccante. Le premesse, quindi, sono molto buone.

Sei cilindri progressivo. Dopo un primo giro di conoscenza, con l’auto e con l’aderenza dell’asfalto umido, inserisco la modalità di marcia Sport – che mette in tensione assetto, cambio, sterzo e freni – e affondo sul gas del rettilineo che precede la Curva Grande di Vallelunga: in questo frangente è il motore a rubare la scena. Lo straight-six, infatti, è un inno alla progressività: tira a tutti i regimi sull’onda massiccia dei suoi 500 Nm di coppia motrice e adorna il crescendo con una colonna sonora entusiasmante. I numeri ci sono, come testimonia lo 0-100 km/h da 4,5 secondi. Questa erogazione, però, sarebbe perfetta con un’ultima zampata finale agli alti regimi, a rimarcare la discendenza dai vecchi sei cilindri aspirati. Tuttavia, la sua linearità è perfettamente accordata con il fluidissimo e veloce cambio automatico ZF a 8 marce, privo di complessi di inferiorità nei confronti di un qualsiasi Dct.

Stabile e divertente. Staccata della Cimini 1, la palla passa all’impianto frenante, su cui c’è poco da obiettare: è potente, modulabile e, soprattutto, resistente all’affaticamento. Alla curva Soratte il differenziale posteriore autobloccante fa allargare un po’ la coda, ma crea grip nonostante la sdrucciolevolezza del fondo, proiettando la Z4 alla Trincea, dove emerge ulteriormente la stabilità della roadster alle alte velocità. In uscita dalla Semaforo e, soprattutto, dalla Tornatino, il programma Sport apre la porta al sovrasterzo, che si affronta senza apprensione anche grazie allo sterzo preciso (ma non rapidissimo). In definitiva, la Z4 M40i conferisce tanta confidenza al guidatore, è veloce e sincera nelle reazioni, più coinvolgente ed efficace rispetto al modello uscente. Ma rimane meno affilata e più pesante (1.610 kg il peso in ordine di marcia della 6 cilindri) rispetto a una concorrente come la Porsche Boxster (vicina per prezzi e potenze), rispetto a cui, però, è più completa sotto il profilo tecnologico, più confortevole – pur non disdegnando qualche giro in pista – e capace di un sound assai migliore.

Al volante della spider

Cosa (non) cambia rispetto al passato. "Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima": è un gattopardismo puro quello della nuova Z4. Il linguaggio stilistico è completamente nuovo, con la calandra doppio rene che si allarga sensibilmente, perde i classici listelli verticali a favore di un motivo reticolare. Restano, ma bisogna aguzzare la vista per riconoscerli, i gruppi ottici Angel Eyes, ora disposti verticalmente. Il generoso spoiler posteriore sottende gli elementi della coda, con fanaleria a sviluppo orizzontale. Il tutto è condito da superfici della carrozzeria più nette, con tagli e nervature evidenti. Tuttavia, i concetti di stile sono gli stessi di sempre: cofanone lungo, abitacolo arretrato (anche se meno che in passato), distribuzione dei pesi 50:50, motore longitudinale e trazione posteriore. La stessa ricetta che ha consentito di vendere 115 mila Z4 di prima generazione e circa 200 mila della seconda. Con la terza, la decappottabile teutonica cresce di 85 mm in lunghezza, per 4,324 totali. Lievitano le carreggiate (+98 mm all’anteriore, +57 al posteriore), mentre si riducono il passo (da 2,496 mm a 2,470), il peso complessivo (inferiore di 65 kg) e l’altezza del baricentro, soprattutto per merito della capote di tela che si apre elettricamente in circa 10 secondi fino a una velocità massima di 50 km/h e che si può avere anche in tinta antracite. Infine i prezzi: si parte dai 43.800 della sDrive 20i, con motore 2.0 litri quattro cilindri turbo da 197 CV con cambio manuale, passando ai 53.800 della sDrive 30i da 258 CV con cambio automatico. Al top della gamma la M40i: in questo caso l’assegno da staccare è di 66.800 euro.

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