Belva di velluto - VIDEO
È facile riconoscere la Bentley Bentayga S: qui non c’è cromo, ma nero ovunque. Ha i cerchi da 22" con pneumatici 285, uno spoiler posteriore più pronunciato (in carbonio) e un bell’estrattore in mezzo a quattro bocche dedicate che rendono giustizia alla voce del V8 da 550 cavalli. Una Bentayga così, dalla sua nascita, non si era mai vista. Sette anni in cui, sorpresa, ha conquistato 25 mila persone in tutto il globo.
Bentley Bentayga S: La poderosa
Cambia anche sotto. Nella sostanza, la Bentayga S offre una modalità di guida sportiva più spinta, sospensioni pneumatiche con una taratura irrigidita del 15% e barre antirollio attive, che funzionano con un sistema elettrico a 48 volt (in 0,3 secondi viene fornita una pressione di 1.300 Nm). Di concerto, lavora un torque vectoring elettronico che, a differenza di un sistema meccanico, simula la stessa azione frenando la ruota posteriore interna per migliorare l’inserimento dell’avantreno in curva.
Quasi una fuoristrada. C’è la possibilità di aumentare la luce a terra grazie alle sospensioni pneumatiche e, in modalità “tutta alta”, la Casa dichiara che può affrontare guadi profondi mezzo metro. Anche gli interni sono più aggressivi, con sedili dove pelle e alcantara si alternano con contrasti più accesi. Seduti al volante, comunque, permane la sensazione di viaggiare in un salotto, avvolti da materiali pregiati e forme classiche. Qualcosa di veramente speciale.

Cortocircuito. Ecco il punto, la classicità: è più prevedibile se contamina una berlina o, ancor meglio, una coupé, bandiera della Bentley. Ma vivere legno, cromo, un orologio a lancette e comandi a siringa delle bocchette a bordo di una Suv, tipologia che ha “solo” una ventina d’anni di vita, colpisce. Quei dettagli sono la firma del passato, lei invece è l’espressione del presente. Un bel cortocircuito.
Premium vera. È comunque un’esperienza guidare una Bentley, ancor più se è una Bentyaga S. Fluttui come sospeso in una bolla, isolato dal mondo esterno. Su sedili morbidi e tappetini ancora più soffici. Ma, prese le misure con i suoi oltre 5 metri di lunghezza, scopri l’impensabile: 4,4 secondi per arrivare a 100 km/h. Una fionda. Calcolando che si spostano due tonnellate e mezzo di massa… Micidiale.

Velluto. Ma l’aspetto sorprendente è la sensazione di confort che la Bentayga S riesce a restituire: è ben insonorizzata, incassa benissimo gli scossoni, attutisce ogni possibile fastidio. Il problema è tenere d’occhio il tachimetro, perché la sensazione della velocità percorsa non è minimamente percepita.
Cattiva all’occorrenza. Se poi si passa alla modalità Sport, ecco che il carattere cambia completamente. Senti l’assetto irrigidirsi, lo sterzo aumentare il carico e la risposta del gas farsi più reattiva. Da suite, la Bentayga S si trasforma in qualcosa di molto più eccitante, dottor Jekyll e mister Hyde. E, fatte le misure, si rivela agile nonostante la mole, senza per questo perdere la sua capacità di assorbire le asperità e gli asfalti malandati delle strade del lago di Bracciano, dove è stata provata.
Unicum, o quasi. Bentyaga S è un concetto paragonabile a poche altre Suv, perché Porsche Cayenne e Lamborghini Urus sono un’altra cosa, idem la BMW X7. E non mi riferisco alla sua linea, ma proprio al suo modo di essere. Lei ha una sola competitor, da sempre sua rivale: la Rolls-Royce Cullinan. Anche lei inglese come radici, e anche lei tedesca, ora, ma in una famiglia molto diversa. Noblesse oblige a quattro ruote.
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