Preparare le monete (aspettando il Tar)
Il ricorso presentato dopo una petizione al Consiglio di Stato per la sospensione immediata di Area B è stato respinto - ma non rottamato - dall’organo ausiliario del governo, che lo ha indirizzato al Tar della Lombardia al fine di verificare la correttezza delle procedure che hanno dato vita alla Ztl più grande d’Italia. Un passaggio che non esaurisce la sfida sul provvedimento del Comune, su cui, ora, aleggia lo spettro del dazio, ipotizzato dall'assessora alla Mobilità Arianna Censi in un incontro con i consiglieri del Pd e del resto della maggioranza. E - per ora - smentito dal sindaco Giuseppe Sala.
Strada scritta. Ne sono passate tante tra auto, registrazioni digitali, multe e polemiche da quando, sei anni fa, sul perimetro cittadino comparvero le prime delle 150 telecamere allora previste (oggi sono 188) per l’imminente attivazione di una non ancora articolata Low emission zone, poi battezzata e lanciata col nome di Area B. Come temevamo già nel sommario del primo articolo dedicato all’argomento (sopra, nel blocco immagini, tratto da "Quattroruote Milano" di aprile 2017), una zona a traffico limitato grande come l’intero territorio meneghino, più che a tenere pulita l’aria pareva perfetta per riscuotere un obolo dai cosiddetti city user, pendolari vicini e lontani che con le loro attività contribuiscono già a ogni ingresso a fare di Milano la città del lavoro e dei record, Pil compreso. Mentre l’Area B si dimostra sempre più un eco-vessillo incapace di avere qualche tipo di impatto sull’inquinamento, adesso anche la circolazione a pagamento è, ormai, un "Re nudo".
Tentativo bis. Per la seconda volta, in questi giorni l’assessorato competente ha provato a far volare l’intenzione di introdurre un obolo per Area B, tanto necessario ora che su più voci, mobilità compresa, i conti del Comune segnano un rosso preoccupante. I 70 milioni di euro necessari al bilancio di Palazzo Marino andrebbero recuperati riducendo ancora le corse di alcune linee del servizio pubblico e aumentando gli incassi su chi ha ancora l’ardire di muoversi a motore. La tassazione si porterebbe in scia anche l’aumento del ticket riservato a chi poi accede all’interno delle Mura spagnole (Area C da 5 a 7,50 ma nella giunta c’è chi la vuole a 10 euro), un aumento coerente con quello già apportato al biglietto del tram (da 2 a 2,20 euro), forse il documento di viaggio più utilizzato da chi ha un lavoro precario o soggetto più di prima allo smart working. Misure persino inique che si sommano alla cancellazione di migliaia di posti auto a bordo marciapiede o alla tassa sulla sosta sotto casa in arrivo per le famiglie titolari di più di una vettura.
Sala smentisce, la polemica resta. "Io posso dire che sul mio tavolo non ho mai avuto nemmeno dall'assessore alla Mobilità, una proposta operativa seria per cambiare le regole. Ma escludo in modo radicale che ci possa essere un ticket che permette ai veicoli più inquinanti di entrare, questo sarebbe ridicolo". Così, Sala. Ma il secondo disallineamento del sindaco rispetto alla determinazione del suo assessorato alla Mobilità non è passato inosservato: "Non è prima volta che Sala smentisce Censi, basti ricordare l'idea geniale di rendere Milano una grande zona a 30 km/h. Considerando che i due hanno posizioni diverse, crediamo che il sindaco debba togliere le deleghe al suo assessore", chiede il consigliere forzista Alessandro De Chirico. "Che non venga informato il sindaco di un'iniziativa politica di così elevata importanza, che rischierebbe di innescare un processo di provvedimenti speculari nei comuni di prima fascia della grande Milano facendoci ripiombare indietro di secoli, quando per spostarsi da un posto all'altro bisognava pagare un balzello, lascia perplessi".
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