Contraddistinta da cofano lungo, proiettori full Led, un frontale pronunciato e aggressivo, l'ultima generazione della Mazda2 rompe con il suo passato recente per puntare sulla giusta dose di esuberanza e sportività della sorella maggiore, la Mazda3. Rispetto alla serie precedente, il passo è aumentato di ben otto centimetri, mentre la lunghezza totale è cresciuta di quattordici. Accomodandosi al posto di guida, ora il volante si regola anche in profondità e ci si trova ad assumere una buona posizione, bassa e allungata, adattabile a piloti di ogni taglia, anche se lo schienale si regola a scatti. Forse proprio in nome della linea sportiveggiante, è stato un po' sacrificato lo spazio dietro e i passeggeri più alti (sopra il metro e 80) sfiorano il tetto con la testa, mentre il vano bagagli è un po' più piccolo rispetto alle rivali di questa categoria con i suoi 290 litri, ma ha di buono il fondo regolabile su due altezze diverse, per livellare il piano quando si reclinano i sedili. Davvero ricca la tecnologia di bordo e la dotazione dei sistemi di assistenza alla guida di serie: si va dall'avviso del cambio corsia, all'head-up display, dalla frenata automatica d'emergenza agli abbaglianti automatici. E non mancano i sensori di parcheggio e la retrocamera (a richiesta). L'infotainment punta tutto su un grande touch screen con tanto di navigatore "residente" (le mappe europee sono su scheda Sd) e su un sistema multimediale di alto livello, che per molti aspetti ricorda l'iDrive del gruppo BMW. L'Mzd Connect, con display da 7˝, è di serie sulle versioni top di gamma: dall'audio alla connessione Bluetooth, fino al navigatore, alle impostazioni dei sistemi di sicurezza del veicolo e alla luminosità, tutto si gestisce attraverso la manopola sul tunnel. Nonostante i tasti "fisici" per accedere al menu Home e ai preferiti, la ricerca delle stazioni richiede un po' di apprendistato. Naturalmente, non mancano i comandi al volante, ma solo per le stazioni memorizzate.
Come va. La Mazda2 è agile, dinamica e leggera: si guida come una bicicletta, ha un rollio ben controllato e supera bene i test in pista. Non ha velleità sportive, però scappa via ai semafori con grande scioltezza e rapidità, senza bisogno di alzare la voce del motore o, peggio, di far stridere le gomme. Le viene naturale, insomma, come capita poi di tirare le marce ‒ la seconda e la terza, lunghissima ‒ e di trovarsi oltre i cento all'ora in pochi secondi, giusto in tempo per inserire una quinta di riposo e alzare il piede. Sui percorsi misti, specie sulle statali un pochino tortuose, dà il meglio di sé. Il confort generale è buono alle medie andature, guidando in scioltezza sui 90-100 km/h, ma al salire della velocità aumentano anche i decibel nell'abitacolo. Il cambio manuale ha innesti un po' contrastati, da cercare, soprattutto nei passaggi seconda-terza, ma può adattarsi anche a una guida sportiva e a frequenti cambiate, grazie alla frizione leggera e alla leva priva di fastidiosi impuntamenti. Ottima la visibilità anteriore, garantita dalla posizione dei montanti ed è dotata di uno sterzo leggero, ma diretto, preciso in ogni situazione e dal buon feedback. La frenata, infine, risultato appena sopra la sufficienza, per via degli spazi d'arresto sempre abbondanti e per il comportamento sui fondi ad aderenza differenziata.
Pregi. La ricca dotazione: l'head-up display si è visto, tra le piccole, soltanto sulle Mini. E non è che uno dei tanti dispositivi della Mazda2.
Difetti. Va bene mettere i tamburi dietro (non è l'unica ad adottare questa soluzione), però i risultati non sono del tutto soddisfacenti. Il bagagliaio è più piccolo di quello della serie precedente, che già non brillava per capienza.