Stangata sulle auto aziendali assegnate in uso promiscuo (cioè sia per lavoro sia per il tempo libero) ai dipendenti delle imprese italiane. Nella bozza del disegno di legge di bilancio per il 2020 viene triplicato, di fatto, l’importo che concorre al reddito imponibile. La novità, ammesso che sia approvata dal Parlamento, sarebbe una mazzata, sia per i dipendenti sia per il settore, in particolare per il noleggio a lungo termine. Se la misura andrà in porto, infatti, l’auto aziendale diventerà meno conveniente, o, addirittura, non lo sarà per niente, facendo mancare, come conseguenza indiretta, l’effetto volano che una rotazione di 36-48 mesi ha sul rinnovamento di un parco circolante sempre più vetusto, inquinante e relativamente poco sicuro. Vediamo cosa potrebbe accadere con un esempio: se finora il fringe benefit è calcolato sul 30% del valore di una percorrenza standard di 15.000 km in base alle tabelle Aci per la vettura assegnata al dipendente (per esempio 15.000 km x 0,50 € = 7.500 € x 30% = 2.250 €), con la nuova disciplina il valore che concorrerebbe al reddito imponibile sarebbe il 100%, quindi, nell’esempio appena descritto, 7.500 €. La tassazione al 30% resterà solo per le auto in uso promiscuo di agenti e rappresentanti di commercio.
L'attacco dell'Aniasa. Di ipotesi "miope, in netta antitesi con le indicazioni emerse dal tavolo sull’auto presieduto dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli lo scorso 18 ottobre e con l’impegno annunciato dal Governo di forte sostegno all’automotive", ha parlato l'Aniasa, l'associazione dell'industria dell'autonoleggio aderente a Confindustria. "Dall’anno prossimo", avverte l'associazione, "sarebbero colpiti oltre 2 milioni di lavoratori che utilizzano questi veicoli, tassando perfino i chilometri percorsi per necessità di lavoro. Per non parlare delle sicure ripercussioni sulle politiche retributive di centinaia di migliaia di aziende di ogni settore". Infine la stoccata: "In questo modo si rendono ulteriormente gravosi i costi di mobilità e trasporto delle imprese italiane, già penalizzate da una disequilibrata fiscalità rispetto ai competitor europei, rendendo a questo punto inevitabile il ricorso in Commissione europea per l’immediata applicazione della sentenza di Strasburgo sull’equiparazione dei regimi Iva". Nel mirino dell'associazione c'è l'autorizzazione europea all'Italia a limitare al 40% la detrazione totale dell'Iva sull'auto aziendale, concessa nel 2016 per la quarta volta in deroga a quanto previsto dalla direttiva 2006/112.
A settembre l’allarme di Cardinali (Unrae). La novità, contenuta all’articolo 73 della bozza del disegno di legge, era nell’aria da tempo e un intervento di questo tipo era stato preso in considerazione in fase di stesura del cosiddetto decreto clima, poi approvato senza questa misura il 10 ottobre scorso. Ma già a inizio settembre il direttore generale dell’Unrae, Andrea Cardinali, aveva lanciato l’allarme sulle intenzioni del governo in un’intervista a Quattroruote.it. Giova ricordare che, al momento, nonostante il disegno di legge sia stato formalmente approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre scorso, non c’è ancora un testo definitivo e quella che sta circolando in queste ore è solo una bozza. E, in ogni caso, la partita finale si giocherà in Parlamento nelle prossime settimane.
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