Topi d’auto scatenati in Italia nel 2023. Su 550.000 vetture con dispositivi antifurto LoJack (società del gruppo statunitense CalAmp specializzata in soluzioni telematiche), ne sono sparite il 5% in più rispetto al 2022. La top five dei modelli è composta da Fiat Panda e 500, Citroën C3, Lancia Ypsilon e Smart fortwo. Ma le preferite sono le Suv, che rappresentano il 53% del totale rubato, contro il 33% del 2020: in cima troviamo Toyota Rav4 e C-HR, Fiat 500X, Jeep Renegade e Peugeot 3008.
Sud "bollente". Nove episodi su 10 avvengono in quattro regioni, in cui questa piaga assume dimensioni uniche a livello europeo: Campania (qui un furto su tre, specie a Napoli e Caserta), Lazio (24%), Puglia (20%), Lombardia (14%). In genere, il misfatto avviene con la clonazione della chiave, che consente di portare via il veicolo in pochi secondi senza lasciare alcun segno di effrazione.
Dove finiscono. Una volta rubati, i mezzi seguono diversi mercati: su tutti, la rivendita sul territorio nazionale o il trasporto in altri Paesi dell’est Europa per un nuovo proprietario. Con la possibilità che vengano “cannibalizzati”, creando un business attorno ai pezzi di ricambio. Comunque, grazie alla tecnologia LoJack, sono stati riportati a casa 2.476 veicoli, per un valore complessivo di oltre 82 milioni di euro. In media, soprattutto quando il proprietario si accorge tempestivamente del furto, si riesce a rilevare, localizzare e supportare le Forze dell’ordine nel recupero del mezzo nel giro di nove ore.
Quali previsioni. La crisi del Mar Rosso, rallentando i flussi di pezzi di ricambio, rischia di provocare un’ulteriore spinta ai furti totali dei veicoli e a quelli parziali (messi a segno dai “piranha”). Un fenomeno già in parte osservato nel 2022, a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina e della conseguente crisi nell’industria automobilistica. Con possibili ripercussioni sui prezzi delle polizze Furto e incendio, che salgono in parallelo al numero di sinistri.
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