Sono passati esattamente quarant’anni da quell’11 aprile del 1974 in cui la prima auto potè percorrere per la prima volta interamente l’autostrada del Brennero: era un week-end pasquale e, da lì a poco, lo stesso viaggio sarebbe stato effettuato da migliaia di automobilisti.
Opera difficile. Non era stato semplice, completare i lavori. Il tratto alpino, quello compreso tra Bolzano e il valico (in particolare, tra la città altoatesina e la località di Chiusa) presentava difficoltà tecniche pari a quelle della sezione appenninica dell’Autosole, rendendo necessaria la realizzazione di una sequenza di viadotti e gallerie. Dotata, già alla sua inaugurazione, di sedici aree di servizio, l’A22 era costata in tutto 243 miliardi di lire, pari a 780 milioni al chilometro; ma la Chiusa-Bolzano aveva richiesto una spesa di 2,3 miliardi al chilometro, una cifra tripla al costo medio chilometrico. Per questo, i pedaggi erano stati differenziati tra la parte pianeggiante (Modena-Bolzano: 4,98 lire al chilometro) e quella alpina (Bolzano-Brennero: 10,12 lire al chilometro).
Origine lontane. Il primo anno di esercizio si chiudeva con il passaggio sull’A22 di 16,8 milioni di veicoli, cinque milioni dei quali erano camion; al servizio della società di gestione c’erano 365 dipendenti, 162 dei quali casellanti (Telepass e Viacard erano lontani…). Dati che giustificavano l’utilità di un progetto, ipotizzato addirittura nel 1934 da un professore austriaco e iniziato esattamente trent’anni dopo. L’ultimo tratto, quello appunto tra Chiusa e Bolzano, sarebbe stato reso agibile, appunto, nel 1974, in un momento difficile per il Paese, messo in ginocchio dalla crisi petrolifera, gli aumenti dei prezzi dei carburanti, la flessione dell’economia, l’inflazione e l’instabilità politico-sociale. Ci sarebbe così voluta una dozzina di anni prima che la società di gestione dell’autostrada potesse finalmente vedere chiudersi un bilancio in utile.
Emilio Deleidi
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it