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Quella volta che…
Ho preso la patente in Cina

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Nel 2012, la Fiat tira fuori dal cilindro un’auto - la Viaggio - pensata per sfondare nel mercato cinese e costruita in joint venture con la locale Gac (non è andata proprio così, ma all'epoca la vettura aveva suscitato giustificato interesse e curiosità). C’è l’opportunità di andare a vederla da vicino, guidarla nella sua terra d’origine e Quattroruote è l’unica testata italiana a poterlo fare: non ce la facciamo scappare.

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Tutt'altro che una formalità. Detto fatto: nel giro di un paio di settimane, tempo di organizzare il viaggio e ottenere il visto, mi trovo su un aereo con destinazione Shanghai. Ora dovete sapere, molti di voi probabilmente lo sanno, che laggiù il titolo di guida italiano non è riconosciuto e la patente internazionale è considerata carta straccia. C’è solo un modo per guidare legalmente in Cina: prendere la patente cinese o, meglio, una licenza provvisoria valevole per il periodo della vostra permanenza nel Paese. Quindi - il mio contatto locale mi ha già preallertato - dopo una cena con il ceo della Fiat-Gac nel Bund, il lungo-fiume con i palazzi coloniali delle ex concessioni occidentali, la mia prima occupazione il giorno seguente sarebbe stata quella. Va beh, immagino che si tratti di poco più che una formalità: esibire patente italiana e passaporto, firmare un paio di scartoffie e via, uscire con in tasca il permesso per scorrazzare in lungo e in largo per tutta la provincia. Sbagliato. Prendere la patente in Cina vuol dire… prendere la patente. No, per carità, non ho dovuto sostenere l’esame, ma un’interminabile trafila, quella sì, di cui le scartoffie da compilare e firmare sono state soltanto l’ouverture, una serie di visite mediche al confine del paradossale la parte centrale e qualche ora di attesa negli uffici della motorizzazione lo stremante epilogo.

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Test surreali. Alle nove del mattino mi trovo in fila, unico occidentale in una folla di cinesi, per essere tutti ammessi in uno stanzone dove si compila un formulario (il mio era stato precompilato dai miei appoggi locali) e si fanno le fotografie. Ma le visite sono la parte più interessante: una stanza, uno specialista. Si comincia con l’esame della vista, e fin qui tutto normale, si fa anche da noi a ogni rinnovo. Poi una visita generale, con controllo della pressione, per passare a un’altra stanza dove in cabina con cuffie si testa l’udito, tutto beninteso gestito a gesti e monosillabi, poiché è inutile sperare in qualche medico o funzionario che parli correntemente inglese. Il che se volete aggiunge un tocco di surreale in più a una situazione che surreale sarebbe già di suo. L’acme si raggiunge con il bizzarro controllo della forza negli avambracci tramite la pressione esercitata con ciascuna mano su un dinamometro, manco dovessi prender la patente per un autoarticolato. Superate tutte le prove, sono finalmente ammesso alla grande sala centrale con gli sportelli che emettono le patenti. Solo un paio d’ore d’attesa mi separano dall’agognata licenza, che aspetto col fervore del neopatentato.

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Doppio noleggio. La buona notizia è che il personale dell’agenzia a cui il costruttore si è appoggiato farà la fila al mio posto. Io e il fotografo abbiamo un po’ di libera uscita e ci aggiriamo per i quartieri popolari che circondano la motorizzazione. Al nostro ritorno, una sorpresa. L’agenzia, forse per velocizzare le pratiche, ha preferito “far finta” che io sia un turista e ha esibito, come giustificazione alla mia richiesta del permesso di guida, il contratto di noleggio di un furgoncino. Peccato che il noleggio sia stato sottoscritto per due settimane, mentre il mio biglietto aereo di ritorno sia dopo soli cinque giorni. E se pensate che non controllino, non siete mai stati nella Repubblica popolare. Il funzionario allo sportello capisce subito che qualcosa non torna e rispedisce la domanda al mittente. Poco male. Siamo in Cina, dove tutto è proibito, ma quasi tutto si fa. L’agenzia si procura un nuovo contratto dall’autonoleggio, sempre a mio nome, ma stavolta della durata giusta. Nuova attesa, nuova fila, ma finalmente, ormai a sera, esco con la mia patente. Provvisoria finché volete - è scaduta dopo neppure una settimana - ma la conservo ancora. 

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