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Guida all'Acquisto - Speciale Incentivi EV
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Incentivi e dintorni
Auto elettriche, dopo i bonus c'è la ricarica: pro e contro delle wallbox

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Dopo il boom degli incentivi per auto elettriche, i proprietari (o futuri tali) dovranno pensare a come ricaricare i loro nuovi acquisti. E qui entrano in gioco le wallbox, le stazioni  domestiche. Convengono? Quale richiesta potrebbe esserci nei prossimi mesi? Facciamo il punto della situazione.

I nuovi proprietari

Presupponendo la validazione di tutti i voucher entro la scadenza prevista, ovvero il 21 novembre, sono in arrivo 55.600 nuovi proprietari di auto elettriche. Si stima che quasi tutti i futuri proprietari siano persone fisiche, ossia privati, che avranno modo di ricaricare la vettura in due modi: tramite colonnine pubbliche su strada, oppure con stazioni domestiche, più comode e convenienti. Diversi di loro potrebbero quindi valutare l’acquisto di un dispositivo a muro, sempre che ciò sia possibile. E la cosa, bisogna dirlo, non è scontata.

Wallbox in rapido aumento

Quante nuove wallbox dobbiamo dunque attenderci? In questo senso mancano previsioni specifiche, ma possiamo farci un'idea. In Italia, su un circolante di 40,8 milioni di auto di qualsiasi alimentazione, viaggiano 630 mila auto ricaricabili: di queste, 333.658 sono elettriche (presto 390 mila), alle quali si aggiungono almeno 300 mila ibride plug-in (in crescita). A giugno 2023, nel nostro Paese c’erano 400.000 wallbox, aumentate del 700% rispetto al 2021 grazie anche ai bonus del passato per la riqualificazione energetica degli edifici: oggi sono senz’altro di più. 

Auto elettriche, dopo i bonus c'è la ricarica: pro e contro delle wallbox

I pro di una wallbox 

1. In genere, la ricarica domestica avviene di notte a tariffe favorevoli: pianificando i propri spostamenti, in modo da partire al mattino con una batteria sempre sufficientemente carica, si spende fra il 30% e il 50% in meno rispetto a una colonnina pubblica. Per dare un'idea, a Quattroruote consideriamo una media di 0,23 euro/kWh per la ricarica domestica, 0,68 euro/kWh per la ricarica lenta presso le colonnine pubbliche, 0,84 euro/kWh per la ricarica rapida pubblica e 0,93 euro/kWh per la ricarica presso le colonnine ultra-rapide.

2. L’80% dei proprietari di elettriche ricarica presso una colonnina privata (fonte: Motus-E). ​In contesti privati ​è anche possibile utilizzare il caricatore portatile spesso fornito in dotazione con l’auto, collegandolo​ attraverso una presa Schuko. Ma, anche per questioni di sicurezza, questa modalità andrebbe utilizzata solo occasionalmente e quando non si hanno alternative.

3. Con la wallbox, l’automobilista è indipendente dalle colonnine pubbliche (oggi 34 mila per 67.651 punti di ricarica). In questo modo:  

  • Il consumatore non incappa in caricatori su strada non funzionanti, oppure vandalizzati, o coi cavi tranciati per via dei furti di rame. 

  • La ricarica a casa limita l'esposizione a intemperie, furti e vandalismi.

4. La presenza di una wallbox accresce il valore di un’abitazione, in un mercato immobiliare orientato all’efficienza energetica. Se ci sono impianti fotovoltaici residenziali, le moderne unità di ricarica a parete possono essere integrate nel sistema. Le app associate alla stazione consentono la gestione dinamica per la potenza di energia, limitando il rischio del “salto” della corrente d’estate in contemporanea con un intenso utilizzo dei climatizzatori degli edifici. 

5. A volte le concessionarie propongono wallbox a prezzi convenienti: la promozione comprende Bev scontate, finanziamento e stazione. 

Auto elettriche, dopo i bonus c'è la ricarica: pro e contro delle wallbox

Wallbox: i costi

Ovviamente, da solo il prezzo della sola wallbox non permette di accedere alla ricarica domestica. Vanno considerati anche i costi di installazione e quelli degli eventuali lavori di muratura. Inoltre, è meglio aumentare la potenza a disposizione, normalmente 3 kW, per dare energia alla vettura e alla casa senza problemi. A queste voci si aggiunge la potenziale necessità di manutenzione o riparazione della stazione.

Condomini e criticità: cosa sapere

Come detto, la possibilità di installare una wallbox non è scontata, in particolare nei condomini. Un singolo condòmino può decidere di installare autonomamente una colonnina nel proprio box a tre condizioni, ossia se:

● Il regolamento condominiale non lo vieta

● Non si ledono i diritti degli altri condomini

● Si ottempera alle esigenze di sicurezza

Per rispettare la sicurezza e i vicini, occorre adeguare l’impianto e i contatori qualora necessario. Se il box è alimentato da corrente privata e collegato al contatore di casa, si può procedere all’installazione senza chiedere permessi: occorre verificare la potenza della linea elettrica. Siccome la quasi totalità dei box è servita da impianti tra i 3 e i 4 kW, per passare a 6 kW diventerà inevitabile fare un aggiornamento della linea elettrica nelle aree comuni, rendendo necessaria la convocazione di un’assemblea.

Se il progetto di installazione viene bocciato, il singolo condòmino può comunque procedere: sosterrà le spese di tasca propria, o dividendole con chi si è dichiarato favorevole. Potrebbe inoltre essere necessario aggiornare il certificato prevenzione incendi. Infatti, i garage condominiali con una superficie complessiva superiore a 300 metri quadrati necessitano del “sistema di sgancio”: un pulsante, da azionare in caso di emergenza, che stacca l’alimentazione di garage e wallbox. Talvolta, i box condominiali hanno un contatore comune: si deve aggiungere il costo di un misuratore dei consumi. Di rado si sceglie uno spazio comune, senza arrecare danni alle aree condivise e senza che le auto in carica non ostacolino l’accessibilità. Se il contatore è lontano dal box, le spese per il singolo condomino possono arrivare a 5 mila euro tra progetto, materiali e manodopera.

Infine, va precisato che l’installazione di un nuovo contatore dedicato al box (se questo non è già collegato a quello di casa) è una soluzione frequente per isolare l’impianto e gestirne la potenza in autonomia.

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