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Project 50
Dallara Masterpiece: Miura, la prima supercar

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L'avevano definito "dream team", il quintetto da sogno del basket schierato dagli Stati Uniti alle Olimpiadi di Barcellona '92. A furia di abusarne, da allora il concetto si è un po' banalizzato, ma se c'è un'auto per cui vale la pena spendere questa formula è la Lamborghini Miura P400. Pensateci: Gian Paolo Dallara e il suo assistente Paolo Stanzani al lavoro sul telaio, Giotto Bizzarrini sul V12, Marcello Gandini al tecnigrafo del design, Bob Wallace collaudatore. Poche altre auto sportive del passato possono vantare quarti di nobiltà progettuale così aristocratiche. E, soprattutto, un team così giovane, frutto del "naso" di Ferruccio Lamborghini nello scoprire, portare in azienda e valorizzare i migliori talenti a disposizione. È esagerato affermare che senza il geniale ingegnere di Varano de' Melegari non ci sarebbe stata la Miura? Forse sarebbe nata lo stesso, ma solo più tardi. E non sarebbe venuta talmente bene, da inaugurare il concetto di supercar facendo invecchiare di colpo tutte le altre granturismo. Fu proprio Dallara a sostenere quel progetto rivoluzionario, con il motore V12 da 350 cavalli posteriore centrale e montato in posizione trasversale, mentre la Ferrari 250 LM e la Ford GT40 impegnate nella loro faida a Le Mans adottavano ancora la soluzione longitudinale.

Dalla pista alla serie. Nonostante fosse interessato alle corse, Ferruccio Lamborghini capì che la sua entrata nel mondo dell'auto prestazionale era troppo fresca. C'era il pericolo, anzi la certezza di scontrarsi frontalmente con il gigante Ferrari - e ricavarne una figuraccia. Tuttavia, scelse di fare la differenza nella produzione attraverso l'innovazione e il design. La Miura sfrutta in modo magistrale l'uno e l'altro. È stato Dallara a traslare nella produzione di serie ciò che fino a quel momento era considerato adatto solo alla pista. Ideò una "vasca" in acciaio scatolato che contenesse la meccanica e sorreggesse la carrozzeria, con la soluzione di cambio, frizione e differenziale contenuti in un'apposita fusione realizzata a metà del monoblocco trasversale. Guardare avanti significava superare le convenzioni, però; e toccava di diritto ai giovani farlo. Gian Paolo Dallara era stato nominato direttore tecnico a Sant'Agata Bolognese ad appena 27 anni, ma vantava già un curriculum che non lasciava indifferenti. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano nel '59, aveva già collezionato un paio di importanti esperienze professionali. Subito alla Ferrari in qualità di assistente dell’ingegner Carlo Chiti, all’epoca direttore tecnico della Gestione Sportiva di Maranello. Quindi un paio d'anni in Maserati accanto a Giulio Alfieri, responsabile tecnico del Reparto corse del Tridente. A Modena Dallara partecipò alla progettazione della vettura sport Tipo 64 e della GT Tipo 151, legate al perfezionamento dello chassis tubolare. "A quei tempi era più facile", ha raccontato Dallara. "Poteva succedere che a un neolaureato si affidassero i calcoli delle auto che poi avrebbero vinto tutto. Le competizioni avevano dimostrato che la soluzione vincente era il motore posteriore centrale e Lamborghini era aperto e volenteroso di fare qualcosa di bello e di nuovo. Tutti i giorni c'era qualcosa da scoprire".

Dallara Masterpiece: Miura, la prima supercar

Una "super" del futuro. La Miura fece impazzire il calendario proiettando l'auto nel futuro prossimo venturo. Vero animale progettuale da competizione, il tecnico emiliano soffrirà per la rinuncia del patron del Toro di non scendere in pista, al punto di lasciare l'azienda nel 1969 e cedere alle lusinghe di Alejandro De Tomaso. Qui, immerso nel suo elemento, disegnò una monoposto di Formula 2 fortemente innovativa, caratterizzata da un telaio monoscocca tubolare in lamiera chiodata di ispirazione aeronautica. La vettura progettata da Dallara e gestita in pista da Frank Williams partecipò all'Europeo convincendo sotto l'aspetto tecnico. Costituirà la base per lo sviluppo della F1 De Tomaso del 1970, guidata da Piers Courage. Di questo, però, parleremo più avanti.

Un amore di mezzo secolo. va ricordato che, a 50 anni di distanza dalla progettazione, Gian Paolo Dallara è rimasto così affezionato alla Miura da regalarsene un esemplare per il suo 80° compleanno, nel 2016. L'ha trovata a Parma, la sua città natale. Bianca con interni neri, carrozzeria numero 68 e motore numero 1400, è stata sottoposta a restauro completo dal Polo Storico Lamborghini. Ci sono voluti 14 mesi e tremila ore di lavoro per riportarla al suo stato originario. “La Miura rappresenta un momento incredibile della mia vita”, ha ricordato l'Ingegnere. “Ritrovarla uguale ad allora e così perfettamente restaurata non fa altro che consolidare il posto che questo modello ha conquistato nei nostri cuori e nella storia dell’automotive”.

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