La Nuova Abarth 500e. Cioè, uno Scorpione elettrico. Beh, questo sì, è un evento da segnare sul calendario, e che ha toccato l’ultima parte dell’anno. Pensate un po’: una piccola bomba, come sa essere solo un’auto del marchio torinese, alimentata, però, a corrente. Quindi, niente tonalità roca e ruvida agli scarichi (che non ci sono), niente vibrazioni o scoppiettii in rilascio che arrivano dritti alla pancia di chi guida. Al loro posto, tanta spinta disponibile subito, uno scatto notevole sul "breve" e un’ottimale ripartizione delle masse, garantita dalla batteria da 42 kWh posizionata in basso. In pratica, più peso, ma distribuito meglio. Poi, al volante, ci sarà pure una scala di sensazioni completamente diversa da quella cui sono abituati oggi i clienti dello Scorpione. Quelli, cioè, che conoscono bene quali sono i punti forti delle attuali 595 e 695, mosse dall’1.4 turbobenzina.

Tappa obbligata. Da un lato, onore all’Abarth per avere aperto una delicata porta sul futuro a corrente, soprattutto considerando le origini da preparatore del fondatore e la stessa tradizione del marchio. In ogni caso, c’è da dire che, al momento, la nuova 500e, da 155 cavali e 235 Nm di coppia, rappresenta un modo per ampliare una gamma che continuerà ancora a puntare su modelli equipaggiati con motori a combustione. Dall’altro, però, qualche quesito affiora: la 500e sarà percepita da tutti come una vera Abarth? E il raffinato Sound generator, di cui è dotata la vettura, sarà in grado di creare le “vibrazioni” giuste per colpire alo stomaco? Oppure bisognerà, per questo modello, cercare di attirare anche una clientela "inedita"? Le risposte, ovviamente, le daranno, oltre al primo test della vettura, il mercato e l’accoglienza che il modello riceverà nei prossimi mesi, con la consegna dei primi esemplari prevista per la primavera inoltrata. Ma resta un fatto: e, cioè, che il grande passo verso l'elettrico, realizzato peraltro dallo Scorpione sull’ottima base “large” (anche per il posto guida) della Nuova Fiat 500e, resta una tappa obbligata. Che piaccia o meno. Anche per garantirsi, a tempo debito, un futuro senza patemi. Certo, c'è da augurarsi che la transizione, per un brand così particolare, avvenga nel modo più progressivo e “inclusivo” possibile, e con tutti gli strumenti nuovi ben “accordati”.
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