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Industria e Finanza

Gruppo Volkswagen
La grande scommessa

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Be electrified: già dal titolo è chiarissimo il leitmotif scelto dal gruppo Volkswagen per l’edizione 2019 del Salone di Ginevra e della consueta “night”, la serata che anticipa le novità esposte da domani sugli stand dei marchi del colosso tedesco. Il più volte annunciato piano di elettrificazione della gamma assume qui una dimensione di concretezza e di irreversibilità come forse mai prima. La scelta dell’elettrico appare radicale: la sensazione, da osservatori esterni, è che il numero uno della società, Herbert Diess, il consiglio di amministrazione che presiede e gli azionisti che lo esprimono e lo sostengono abbiano deciso, come Vasco de Gama, di bruciarsi le navi alle spalle. Cioè sull’elettrico si va solo avanti, niente ripensamenti, niente retromarce.

La rischiosa posta in gioco. È la più grande, e rischiosa, scommessa che il costruttore abbia finora affrontato. E non soltanto per la posta sul banco, quasi 50 miliardi di euro complessivamente, ma anche perché è una di quelle scelte strategiche che fanno tremare i polsi. Nessuno, finora, ha dimostrato che esista davvero una richiesta sufficientemente alta di mobilità elettrica per sostenere l’offerta che il gruppo si prepara a mettere sul mercato. È piuttosto vero ciò che ha acutamente fatto rilevare la società di consulenza Deloitte: “Essendo i legislatori a decidere quale tipo di veicoli debbano arrivare sul mercato e non i consumatori, i costruttori rischiano di produrre un grande volume di vetture elettriche per le quali potrebbe non esserci la domanda”. Se le cose dovessero andar male, il rischio è di giocarsi il futuro stesso del gruppo.

Offensiva senza precedenti. Ma, tra il bisogno di rispettare le normative sulla CO2 del 2020 e quello di rifarsi una faccia dopo lo scandalo del dieselgate, Wolfsburg va avanti diritto per la sua strada, preparando un’offensiva di prodotto senza precedenti nella storia dell’industria. Neppure quei pionieri dell’alleanza Renault-Nissan sotto la guida di un visionario Carlos Ghosn, che fu il primo a scommettere su batterie e cavi di ricarica, avevano osato tanto. Ginevra offre per la prima volta una visione d’insieme di questo sforzo. Con l’Audi che svela la concept Q4 e-tron, la Skoda che dà forma alla sua offerta a ruote alte a batteria, con la Vision iV, la Seat che con la concept el-Born anticipa le forme della vettura di serie che nascerà il prossimo anno su piattaforma Meb, l’architettura modulare sui nasceranno i modelli medi e medio-piccoli del gruppo, e la Volkswagen che gioca con l’idea del dune buggy, anch’esso rigorosamente a zero emissioni e con trazione integrale elettrica, che potrebbe anche essere prodotto in serie limitata.

Tre stabilimenti. La prima auto ad arrivare in produzione come già annunciato, e che stasera Diess ha confermato, sarà la lD, equivalente della Seat el-Born con marchio Volkswagen (la versione definitiva sarà presentata nel corso dell’anno), che inizierà a essere assemblata a fine anno nella fabbrica di Zwickau, la prima a entrare in funzione delle tre riconvertite alla produzione elettrica. Ad essa, infatti, si aggiungeranno nel 2022 Emden e Hannover. E se tre impianti produttivi non vi bastano per credere alla serietà della scommessa di Wolfsburg, allora non sappiamo che vi serve.

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